PESCARA

A Reggio Emilia sparisce la strada intitolata a d'Annunzio: è polemica

Al suo posto il nome di un poeta sloveno che ha resistito all’italianizzazione forzata. Foschi: "Iniziativa offensiva"

PESCARA. A Reggio Emilia sparisce la strada intitolata a Gabriele d'Annunzio, al suo posto è stato preferito un poeta sloveno che ha resistito all'italianizzazione forzata. E a Pescara scoppia la polemica

“Il Comune di Reggio Emilia cancella il nome e la figura di Gabriele d’Annunzio dalla toponomastica cittadina. È l’iniziativa assurda, incredibile, sconcertante, assunta dal Comune emiliano in occasione del 25 aprile scorso, quando, rimossa la segnaletica indicante ‘via d’Annunzio’, l’ha sostituita con via Srecko Kosovel, ossia la strada è stata intitolata a un ‘poeta sloveno che ha resistito all’italianizzazione forzata’". Lo ha detto il presidente Armando Foschi ufficializzando la lettera inviata al sindaco Carlo Masci, al presidente del Vittoriale Giordano Bruno Guerri, peraltro direttore artistico da anni del Festival dannunziano organizzato dalla presidenza del Consiglio della Regione Abruzzo e, per conoscenza, al presidente del Consiglio comunale di Pescara Marcello Antonelli.

"Ritengo tale iniziativa non solo offensiva nei confronti della dignità del Vate d’Italia", continua, "ma uno schiaffo alla città di Pescara e all’Abruzzo, oltre a testimoniare una profonda ‘non conoscenza’ della storia e della cultura del Paese da parte delle Istituzioni emiliane. Per tale ragione oggi ho segnalato tale incidente istituzionale al sindaco Masci chiedendogli di rappresentare il nostro profondo disappunto e il nostro biasimo al sindaco di Reggio Emilia, inviandogli come cortese omaggio una copia della Carta del Carnaro in modo da scoprire chi fosse realmente d’Annunzio”.

“Tale iniziativa, come si apprende sempre dagli organi di informazione emiliani, è stata assunta in una data simbolica – si legge nella lettera del Presidente Foschi - con il fine di ‘promuovere una coscienza antifascista, antirazzista e femminista’, eliminando d’Annunzio ‘il poeta che esaltava la guerra’ per portare alla ribalta il nome di un poeta che ha dato il nome a ‘una brigata partigiana in un’epoca nella quale la letteratura era bandita’. Poche, confuse e istituzionalmente imbarazzanti parole che evidentemente mirano a promuovere una nuova ondata di revisionismo storico che semplicemente offende la città che ha dato i natali a uno dei simboli letterari non di Pescara o dell’Abruzzo, ma dell’intero Paese. Bollare d’Annunzio come il ‘poeta che esaltava la guerra’, o come simbolo del fascismo, del razzismo e dell’antifemminismo è culturalmente sbalorditivo, oltre a testimoniare l’assenza di conoscenza da parte delle Istituzioni della città di Reggio Emilia. Significa non conoscere il Poeta d’Annunzio, il Militare, il Drammaturgo, lo Storico, il Pubblicitario, lo Sportivo che ha addirittura inventato lo Scudetto, significa non sapere che mai d’Annunzio prese la tessera del partito fascista, significa non conoscere la sua netta opposizione al regime di Hitler, significa non conoscere l’autore del Volo su Vienna, né l’impresa di Fiume, significa non conoscere, ma soprattutto non aver mai letto neanche una riga della Carta del Carnaro, la prima Carta costituzionale che riconobbe il principio di parità civile e politica tra uomo e donna. Sorvolo, volontariamente, sulla scelta del poeta sloveno, la cui opera ci riporta dolorosamente alla memoria quella politica anti-italiana che è degenerata, dopo anni, nella barbarie contro gli italiani vittime delle Foibe”.