Aca, pignorati 2 milioni e mezzo di beni

Accolto il ricorso della società dell’acqua Ruzzo di Teramo: «A causa del debito di Pescara rischiamo il dissesto finanziario»

PESCARA. Oltre 2 milioni e mezzo di euro pignorati all’Aca. E’ stato accolto il ricorso presentato dalla Ruzzo Reti Spa di Teramo, la società pubblica che gestisce il servizio idrico nel teramano, che si è rivolta al tribunale civile lamentando un mancato pagamento di 2 milioni e 623 mila euro da parte della società che gestisce l’acqua a Pescara e per cui il giudice ha disposto il pignoramento dei beni in via Maestri del Lavoro.

Nel ricorso presentato dalla società Ruzzo Reti, assistita dagli avvocati Pierluigi De Nardis e Vincenzo Di Marco, viene spiegato che rapporti ci sono tra le due aziende e perché, dopo anni e avvertimenti, si è arrivati al pignoramento.

«Tra la Ruzzo Reti Spa di Teramo e l’Aca di Pescara», è scritto nel ricorso, «intercorre un rapporto di reciproca fornitura idrica, a titolo oneroso, per sopperire alle emergenze nei territori dei comuni al confine tra le due province».

Quella fornitura da parte della società teramana a quella pescarese è avvenuta nel periodo che va dal 2008 al 2011 per un importo di quasi 5 milioni di euro poi ridotto e compensato fino a scendere ai 2 milioni e 600 mila euro. La società che gestisce l’acqua a Teramo ha sollecitato più volte quel pagamento all’Aca presieduta da Ezio Di Cristoforo – riconfermato da poco alla presidenza per altri tre anni– ma la società, com’è scritto nel ricorso, «non ha rispettato l’accordo transattivo provvedendo a effettuare solo pagamenti saltuari e di importo inferiore rispetto alla rata concordata».

Il contenzioso è andato avanti arrecando anche «danni all’attività gestionale della Ruzzo Reti», come prosegue il documento, «costretta a fronteggiare le richieste di pagamento dei propri fornitori e appaltatori nonché il pagamento degli stipendi dei propri dipendenti a causa dell’inadempimento del debito da parte dell’Aca».

Il ricorso paventa anche un possibile «dissesto finanziario» per la società dell’acqua teramana che, com’è scritto ancora, «per l’indisponibilità di cassa ha subito il pignoramento dei conti da parte di una ditta appaltatrice per quasi 3 milioni di euro».

Il giudice del tribunale di Teramo ha ritenuto sufficienti le motivazioni e ha accolto il ricorso degli avvocati De Nardis e Di Marco autorizzando e dispondendo il pignoramento dei beni in via Maestri del Lavoro dove ha sede l’azienda comprensoriale acquedottistica pescarese.

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