ADESSO È IL MOMENTO DI TAGLIARE COL BISTURI
Meglio tardi che mai. Piano piano finirà per chiudersi il rubinetto del generoso flusso di soldi pubblici ai partiti. Decisione tanto attesa quanto simbolica dello “strano” governo Letta-Alfano. Ma merito – se di merito si può parlare – delle veementi scenate in piazza di Beppe Grillo. Basta sprechi, si spera. 159 milioni in cinque anni – secondo quanto calcolato dall’agenzia Ansa – che sarebbero spettati ai partiti, sotto forma di rimborsi elettorali, dopo le recenti elezioni di febbraio.
E’ davvero la parola fine a uno dei privilegi più sfacciatamente salvaguardati degli ultimi vent’anni? L’interrogativo è legittimo. Innanzitutto perché ieri è stato varato solo un disegno di legge ora esposto a tutte le possibili modifiche del Parlamento. Poi perché la cronaca ci tramanda lo "scippo" avvenuto nel 1993: quando 34 milioni e mezzo di italiani diedero invano ragione a Marco Pannella votando sì al referendum abrogativo del finanziamento pubblico dei partiti. Ma liste e listarelle, incuranti della volontà popolare, si riappropriarono dei soldi sotto forma di rimborso elettorale. Odioso esempio di come, fatta la legge, trovato l’inganno. Peccato originale di un sistema che, a dispetto del fittizio nuovismo della Seconda Repubblica, ha aggravato incancrenendoli i mali della partitocrazia.
Cautela dunque. Perché se anche il disegno di legge dovesse essere approvato così come è stato scritto, diventerebbe pienamente operativo solo nel 2016. Via libera alle contribuzioni volontarie. E su questo punto ovviamente non c’è problema. Mentre ricompare una quota di soldi pubblici ricavata da un inedito fondo del “2xmille”: volontario ma pur sempre finanziato grazie alle dichiarazioni dei redditi dei cittadini. Così dopo l’8xmille destinato alle chiese; il 5xmille alle istituzioni culturali e scientifiche, onlus o associazioni varie sparse sul territorio, ecco sul modello 730 un’altra casella magica dispensatrice di fondi, grazie a una firma una volta all’anno. Si tratta comunque di soldi destinati all’erario. Che invece vengono dirottati nuovamente verso le casse partiti. E non basta a cancellare la delusione, la prescrizione prevista nella futura legge di rendere trasparenti i bilanci di partiti e movimenti.
Una riforma insomma alquanto ambigua. Capace di scontentare sia Pd e Pdl che hanno beneficiato in abbondanza dei soldi pubblici e non sanno farne a meno, sia quelli del Movimento 5 Stelle “vincitori morali” della campagna contro la casta. Non va bene. Perché non è più il tempo delle non-scelte. La radicalizzazione del sentimento pubblico richiede decisioni nette. Assunzione di responsabilità. Gaetano Quagliariello, ministro delle riforme in quota Pdl, quantifica in 61 milioni il tetto massimo di risorse pubbliche finanziabile con il “2xmille”. Bel risparmio rispetto ai 182 milioni dispensati ai partiti fino al 2012 e già dimezzato a 91 milioni dal governo Monti. Ma davvero non se ne poteva fare a meno? All’obiezione che la politica non deve diventare un. a prerogativa dei ricchi, si può facilmente rispondere ricordando ciò che è accaduto in questo sciagurato ventennio: milioni e milioni sprecati nelle mani dei vari Lusi, Belsito, Fiorito e compagnia arraffando; e un imprenditore straricco saldamente al potere. Il peggior risultato per una democrazia sfinita. Coraggio. Il Parlamento affronti con il bisturi la malattia della cattiva politica. E’ il momento di tagliare. Se non ora, quando?
Luigi Vicinanza
VicinanzaL
©RIPRODUZIONE RISERVATA