Allarme bomba alla stazione: caccia al responsabile nei filmati 

La telefonata anonima che annunciava i quattro ordigni è partita da una cabina di via Conte di Ruvo La Digos sta acquisendo le immagini della videosorveglianza: si cerca un italiano di mezz’età

PESCARA. «Senta, alla stazione di Pescara ci sono quattro rudimentali dispositivi nucleari provenienti dall’Ucraina. Uno sta nell’atrio, uno nel marciapiede del primo binario, uno nel marciapiedi dell’ottavo binario». Ha esordito così l’uomo che alle 13,27 di lunedì ha lanciato l’allarme ai vigili del fuoco del comando provinciale di Pescara con una telefonata anonima che, si è scoperto poco dopo, è partita dalla cabina telefonica di via Conte di Ruvo, vicino all’ex tribunale di piazza Alessandrini. Attorno a quella cabina, ma non solo, si concentrano le indagini della Digos, diretta da Leila Di Giulio, e della polizia ferroviaria, agli ordini di Marco Di Santo, per risalire all’uomo che ha provocato la paralisi del traffico ferroviario.
E una risposta potrebbe arrivare dalle telecamere di via Conte di Ruvo e dintorni, che potrebbero aver ripreso l’uomo prima o dopo la telefonata, per cui prosegue l’acquisizione e lo studio delle immagini.
Le conseguenze di questo gesto folle sono state pesantissime. Dalle 13.50 fino alle 16 la circolazione è stata sospesa in via precauzionale sulle linee Terni – Sulmona, Pescara – Sulmona, Civitanova Marche – Albacina, Porto d’Ascoli – Ascoli, Giulianova – Teramo, Pescara – Ancona, mentre proseguivano le ricerche delle bombe annunciate dall’anonimo. L’uomo, che inizialmente sembrava straniero, sarebbe un italiano di mezza età e ha fornito dettagli precisi al vigile che ha risposto al telefono, parlando anche della provenienza del materiale radioattivo: Chernobyl. È rimasto sempre lucido e non ha avuto reazioni particolari neanche quando gli è stato chiesto di presentarsi, di fornire nome e cognome. A quel punto ha fatto presente che si trattava di una cosa seria, che rischiava di «esplodere tutto da un momento all’altro» e dopo circa un minuto di dialogo ha chiuso la telefonata.
I vigili del fuoco hanno avviato subito gli accertamenti sulla radioattività, dopo aver fatto evacuare la stazione e il Posto Centrale, la struttura da cui si controlla la circolazione ferroviaria di alcune linee in Abruzzo, Marche, Umbria e Molise. Hanno cominciato con un controllo a distanza dell’obiettivo, grazie alla strumentazione di cui sono in possesso, per poi avvicinarsi un po’ per volta. Un’attività lunga e minuziosa che ha comportato anche l’intervento di due unità cinofile della polizia, alla ricerca di esplosivo. Non è stato tralasciato niente: binari, atrio e ogni angolo in cui potevano essere nascosti eventuali ordigni (dai cestini agli spazi sopra alla biglietteria) sono stati passati al setaccio nel giro di due ore, e non è stato trovato niente di niente. Solo allora è stato dato il via libera per riattivare la circolazione e riaprire la stazione, assediata dalle forze dell’ordine, mentre tutto attorno i passeggeri erano in attesa che la situazione si sbloccasse e da varie zone d’Italia arrivavano telefonate, anche ai vigili del fuoco, per avere informazioni sulla situazione. Lo stop improvviso ha creato disagi a migliaia di persone, in Abruzzo e in altre regioni, con un danno economico non indifferente, anche di immagine.
Allo sconosciuto potrebbero essere contestati i reati di procurato allarme e interruzione di pubblico servizio. Il pubblico ministero che coordina le indagini è Andrea Di Giovanni.