Calcio serie B

Lo spirito del Pescara è l’ancora per la salvezza

16 Dicembre 2025

Il Delfino ultimo in classifica in serie B: la sfida casalinga di sabato con la Reggiana diventa un crocevia fondamentale della stagione. (Nella foto, l’allenatore Giorgio Gorgone)

PESCARA. L’incubo del Pescara e dei tifosi è la stagione 2020-2021, quella dell’ultima retrocessione dalla serie B alla C. La stagione a cui ha fatto riferimento più volte il presidente Daniele Sebastiani nelle ultime settimane per dire che non intende commettere errori come nel campionato chiuso al penultimo posto. Dopo 16 giornate, nel 2020, i biancazzurri avevano 13 punti (tre in più di adesso) e due squadre (Virtus Entella e Ascoli) alle spalle, mentre ora sono ultimi in classifica. Quello che i numeri non dicono è che questo Pescara, malgrado sia reduce da una sconfitta, è sicuramente una squadra più viva e compatta rispetto a quella di cinque anni fa.

Un altro spirito per farla breve. Lo stesso che ha permesso domenica di fronteggiare alla pari la capolista Frosinone nel primo tempo. Fin quando il Pescara ha gambe ed energia da sviluppare dà filo da torcere. Poi, un po’ il fisiologico calo atletico, un po’ la condizione mentale dettata dalla classifica e da una vittoria che non arriva fanno il resto. Insieme a una considerazione fondamentale: la consistenza dell’organico. Da rinforzare e puntellare nel mercato di gennaio, evitando di commettere gli stessi errori del 2021 quando furono presi giocatori tanto per prendere.

Oggi, a differenza di quella stagione da incubo c’è un gruppo che dimostra sul campo di avere uno spirito garibaldino tale da legittimare le speranze di conservare la categoria. Poi, a proposito di considerazioni da fare: la difesa più bucata della serie B (32 gol subiti sedici gare) con il portiere, Sebastiano Desplanches, spesso migliore in campo una valutazione tecnica la dovrebbe pure suggerire. In tre delle ultime quattro partite il Pescara è andato in vantaggio ma non ha mai vinto.

Ogni eventuale reminiscenza della passata stagione andrebbe cancellata nello spogliatoio e nella stanza dei bottoni. E ripartire dallo spirito che ha caratterizzato il Pescara delle ultime esibizioni, a cominciare da sabato sera, contro la Reggiana, quando la vittoria sarà un imperativo e gli emiliani più alla portata del Frosinone.

Significative le parole di Giorgio Gorgone nel dopo partita di domenica: «A guardare i numeri e la classifica dovrei andare via e non tornare più», ha detto il 49enne allenatore romano, «ma il campo dice altro. Dice che la squadra è viva. E che se avesse preso nove punti nelle ultime tre gare non avrebbe rubato niente a nessuno». Parole condivisibili: nessuno si è accorto della differenza di punti in classifica per un tempo domenica nel testacoda dell’Adriatico-Cornacchia. Anche se, poi, una squadra che produce il massimo dell’impegno e del gioco e non vince mai indurrebbe anche ad altre valutazioni. La zona salvezza è a cinque punti di distanza e il cammino è ancora lungo: c’è tempo per recuperare il terreno perso per strada, a patto che i rinforzi vadano a elevare la consistenza tecnica e fisica della squadra. Non siano dello stesso livello attualmente in organico, ma possibilmente più forti. E, ovviamente, che l’infermeria vada a svuotarsi un po’ alla volta. A dispetto della situazione di classifica non c’è rassegnazione in campo e nemmeno sugli spalti. 3.848 paganti al botteghino in aggiunta ai 2.855 abbonati fanno 6.703 spettatori - per carità compreso i 740 da Frosinone - che non sono un pubblico che ha abbandonato ogni speranza. Il Pescara ha bisogno di una scintilla per muovere la classifica e per riprendere convinzione nei propri mezzi. Se arrivasse sabato sera sarebbe l’ideale per alimentare le speranze della città.

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