Alunni maltrattati in classe, maestra sospesa per 6 mesi

11 Dicembre 2025

I fatti si sarebbero verificati in tre scuole diverse dove l’insegnante è stata chiamata come supplente. Dagli insulti ai libri in testa, fino alle tirate di capelli: «Ricorso sistematico alla violenza fisica e verbale»

PESCARA. Sei mesi di sospensione dal servizio. È questa la decisione del gip di Pescara, Mariacarla Sacco, nei confronti di una maestra 56enne di Pescara accusata di maltrattamenti su giovanissimi alunni di tre diversi istituti in un arco temporale anche ristretto (dal 12 settembre scorso ad oggi). Il pm Benedetta Salvatore perla maestra aveva chiesto anche gli arresti domiciliari, ma il giudice ha ritenuto sufficiente la sospensione per evitare la reiterazione del reato che si sarebbe potuta verificare, visto che l’indagata, maestra supplente, è ancora presente nella graduatoria di interpello provinciale dalla quale qualsiasi istituto della provincia può attingere personale. Le dichiarazioni accusatorie raccolte dalla procura arrivano da tre istituti diversi dove una serie di genitori ha sollevato lamentele, senza però tradurle in querele, così come le rispettive dirigenti hanno preso posizione contro la maestra.

Si tratta di insulti a bambini dai 5 ai 10 anni: “Capra, imbecille, sbrigati scema”; e poi schicchere sulle orecchie, libri sbattuti in testa, tirate di capelli, violenze verbali del tipo: “Sbrigati o ti ammazzo”. Dopo le prime lamentele la dirigente del primo istituto convocò la maestra che rimase in silenzio, negando soltanto la frase “ti ammazzo”: ma venne comunque immediatamente sollevata dall’incarico. Lo stesso problema si ripropose negli altri due istituti dove andò sempre come supplente: tutte dichiarazioni raccolte dagli inquirenti. In sede di interrogatorio preventivo (previsto dalla nuova normativa) l’indagata davanti al giudice Sacco ha negato di aver mai avuto comportamenti offensivi nei confronti dei suoi allievi, e di non aver mai rivolto loro parole dal contenuto denigratorio.

Ma sia la pm Salvatore nella sua richiesta di misura cautelare, sia la giudice Sacco nel suo provvedimento di sospensione, sono state chiare sul fatto che «trattasi di genitori di bambini che frequentano classi diverse in tre istituti scolastici diversi e tale circostanza rafforza la credibilità delle loro affermazioni seppur de relato dai loro rispettivi figli». Anche perché, aggiunge il gip, «non ci sono ragioni per dubitare della loro attendibilità visto che nessuno di loro ha inteso formalizzare denuncia». Ed entrando nel merito della vicenda, il giudice afferma: «Nel caso di specie le violenze fisiche e verbali poste in atto dall’indagata ai danni dei bambini a lei affidati in qualità di maestra supplente non possono certamente essere qualificate come metodi o comportamenti correttivi, tanto più che, dalle dichiarazioni rese dai genitori, emerge che tali violenze il più delle volte non venivano poste in essere in risposta a un comportamento scorretto del bambino, ma senza un motivo specifico e dunque certamente in assenza di qualsivoglia fine correttivo o educativo (che comunque non le avrebbe legittimate)».

E il giudice aggiunge: «Tutti i bambini frequentanti le classi in cui si sono verificati gli episodi oggetto di contestazione, anche se non siano stati destinatari di specifiche condotte poste in essere direttamente nei loro confronti, vanno comunque considerate persone offese in quanto minori vittime di violenza assistita perpetrata ai danni dei loro compagni di classe». La giudice ha evidenziato in particolare il pericolo di reiterazione del reato «concreto e attuale che si evince dalle modalità di consumazione dei fatti, per il ricorso sistematico a violenza fisica e verbale, che hanno cagionato un evidente disagio e sofferenza nei bambini a lei affidati, taluni ancora in tenera età, in quanto appena entrati alla scuola primaria». Per cui la sospensione dal servizio per il giudice è il provvedimento più adeguato, «quand’anche una misura interdittiva dall’insegnamento possa essere adottata in via amministrativa dal Provveditorato agli Studi nei confronti dell’indagata, anche a tempo indeterminato ma sempre suscettibile di revoca». Per il momento, a intervenire è stato il tribunale di Pescara.

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