Anelli: io, sindaco contro i poteri forti

Il candidato del Movimento 5 Stelle è uno studente di 22 anni. Il vicepresidente della Camera: solo con noi il cambiamento

MONTESILVANO. «Due anni fa mi dicevano: ma guarda questo, un ragazzino che vuole fare il sindaco. Adesso, è diverso: io e tutti gli altri del gruppo di Montesilvano siamo pronti a governare. Andremo al ballottaggio e vinceremo noi. Con le amministrazioni che si sono succedute, qui, è cambiato tutto per non cambiare niente: noi, invece, vogliamo ammazzare il Gattopardo che abita ancora in Comune». Manuel Anelli del Movimento 5 Stelle, 22 anni, studente di Tecniche di radiologia all’università D’Annunzio di Chieti vicino alla laurea, è il primo candidato sindaco di Montesilvano. Anelli, già candidato sindaco nel 2012, è stato consigliere comunale per 10 mesi, fino a quando una sentenza del Consiglio di Stato ha disposto la sua uscita con il rientro di Lorenzo Silli, uno dei 13 che domenica scorsa hanno sfiduciato il sindaco Pd Attilio Di Mattia. «Il cambiamento di Di Mattia è stato finto», dice Anelli, «soltanto noi possiamo cambiare davvero Montesilvano: la politica cittadina è sempre stata gattopardiana, con il nascondersi di poteri forti dietro centrodestra e centrosinistra. Noi non abbiamo dietro lobby, né privilegi né privilegiati». Ad aprire la campagna elettorale dei grillini, ieri in piazza Diaz, il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, 27 anni, e il deputato montesilvanese Andrea Colletti (32). Di Maio, Colletti e Anelli: insieme fanno appena 81 anni, una nuova generazione. «Di Montesilvano sono rimaste solo le macerie», afferma Anelli, «ma noi saremo la Protezione civile».

Anelli, perché si ricandida?

«Abbiamo intenzione di portare avanti il nostro progetto politico che è cominciato nel 2012. Ma adesso non ci nascondiamo: puntiamo al ballottaggio. Non ci accontentiamo più di stare all’opposizione, un ruolo che abbiamo ricoperto da puri e da onesti e con lotte spietate sull’urbanistica. Ormai, siamo pronti per governare».

Dal giorno della caduta di Di Mattia, il Movimento 5 Stelle ripete: «A Montesilvano vinceremo noi». È davvero possibile secondo lei?

«Sì. Ci credo io e ci crede il nostro gruppo locale di attivisti che traina l’Abruzzo, questi ragazzi sono un orgoglio: possiamo prenderci la quarta città della regione. Il lavoro che abbiamo fatto in questi due anni è talmente grande che siamo maturi per governare: siamo cresciuti e diventati una potenza, tanto che all’incontro del 25 gennaio scorso all’hotel Miramare con i nostri deputati e senatori eravamo più di mille. Ecco perché dico che noi guideremo Montesilvano: prenderemo la stanza dei bottoni per spalancarla».

L’interruzione anticipata del centrosinistra e la litigiosità nel centrodestra: questa è davvero l’occasione buona per il Movimento 5 Stelle?

«Basterà vedere quanti ex consiglieri di maggioranza si candideranno nel centrodestra per capire i rischi che corre Montesilvano. Ancora una volta. Noi siamo diversi».

Come è cambiata Montesilvano dopo un anno e 9 mesi di amministrazione Di Mattia?

«È cambiato il sentimento della città: Montesilvano non si è soltanto allontanata da Di Mattia, si è proprio arrabbiata con lui. È la dimostrazione che il progetto politico dell’ex sindaco è fallito: io penso che se il centrosinistra ricandidasse Di Mattia, non arriverebbe neanche alla doppia cifra. Per noi sarebbe quasi un favore: pescheremmo tanti voti dal suo bacino. Politicamente, Di Mattia si è suicidato con l’aumento delle tasse – a Montesilvano abbiamo l’Irpef e l’Imu per le seconde case al massimo in Abruzzo – e con la modifica del Prg nella zona dei Grandi alberghi (Pp1). Ultimo affronto la tassa di soggiorno per gli alberghi: è impossibile accanirsi contro un settore, il turismo, che già perde».

L’ex discarica di Villa Carmine con i suoi 300 mila metri di rifiuti a picco sul Saline è sempre lì, il fiume resta un pericolo tra inquinamento e rischio esondazione, l’urbanistica è in frenata ma resta al centro dei sospetti. Da dove deve ripartire Montesilvano?

«Basta concessioni edilizie senza controllo. Serve una rivoluzione anche se non è stata la politica degli ultimi 10 anni a determinare il sacco della città: è dagli anni Settanta che Montesilvano è stata svenduta. Ora, dobbiamo cambiare rotta e limitare le conseguenze degli errori fatti nel passato. Si può ripartire riqualificando il territorio perché ciò rivitalizza il commercio e innesca il turismo. Ma non tutto può giocarsi a Montesilvano: noi 5 Stelle concorreremo anche alle regionali e il nostro programma sarà basato su quello abruzzese: per esempio, la bonifica del Saline dovrà per forza tirare in ballo la Regione».

Il ricorso al Tar di Di Mattia è l’ultimo gesto disperato di chi vuole restare a tutti i costi in Comune?

«Sì, è un gesto privo di ogni responsabilità. Addirittura, ora, c’è il rischio che il commissario resti per un sacco di tempo e questo significa non amare Montesilvano».

Perché votare Anelli?

«Due anni fa dicevamo che eravamo il sogno di Montesilvano, ora siamo la realtà. Solo noi possiamo cambiare la città: non votarci è come vivere nell’omertà permanente».

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