Anita Mastromattei, la figlia di Eriberto: «Mi piacerebbe veder rinascere il lido con il suo nome»

Per la figlia del fondatore dello storico stabilimento balneare «era un sogno sul mare, una festa continua, lì era impossibile annoiarsi»
PESCARA. «Mi piacerebbe vederlo brillare di nuovo. Con il nome di mio padre. Perché quella era casa nostra. L’Eriberto non era solo uno stabilimento balneare: era un sogno sul mare, era una festa continua, era papà». Dopo la revoca della concessione e la possibilità di una nuova asta per il lido dei vip, si riaccende la speranza per Anita Mastromattei, figlia di Eriberto, l’uomo che negli anni Cinquanta portò i primi campi da tennis in riva all’Adriatico, che trasformò una piccola concessione in uno dei lidi più eleganti, frequentati e mondani della costa pescarese. Il luogo dove si incrociavano attori, calciatori, squadre nazionali, politici, imprenditori. «Noi ci dormivano dentro la notte, così stavano più tempo con papà», racconta Anita.
«Era tutto grazie a lui, al suo modo di essere», racconta, «papà era un personaggio. Ogni giorno faceva qualcosa di diverso, di stravagante. Era impossibile annoiarsi: ogni giornata lì era una sorpresa. Ti accoglieva come solo lui sapeva fare». L’Eriberto era un’icona, un punto di riferimento della riviera. Tutto nacque da una piccola concessione affidata all’ultimo di sette figli, quello «scapestrato, un’indole ribelle», così lo definiva il papà Erminio, capostazione delle Ferrovie, che gli regalò un pezzo di futuro, e lui, Eriberto, lo rese indimenticabile.
«Il tennis al mare? Fu lui il primo. A quei tempi i campi erano solo al parco Florida. Negli anni Cinquanta in pochi giocavano. Lui si inventò anche questo». Ma Eriberto era anche il volto di quel famoso tuffo dal ponte del Risorgimento in sella a una vecchia moto del Dopoguerra nel giorno dell’Epifania. Da lì, la tradizione della “Befana che viene dal mare” che si continua a ripetere ogni 6 gennaio.
Il declino dello stabilimento iniziò nel 2008, dopo l’incidente in moto di Eriberto (morì un mese dopo in ospedale). Da lì, un lento passaggio di gestioni, un intreccio di carte che ha ridotto quel sogno a un rudere, tra sedie ammucchiate e ombrelloni abbandonati. «Oggi servirebbe un investimento enorme, rifare tutto da zero. Serve un impegno economico serio, e soprattutto la volontà di restituirgli dignità», riflette Anita.
Nei giorni scorsi è scattata la revoca della concessione demaniale da parte della Guardia di finanza. I proprietari del lido hanno 90 giorni di tempo per lo sgombero e la riconsegnato al Comune. Forse è l’inizio di un nuovo capitolo. Ma nel cuore dei pescaresi Eriberto resta un faro acceso sulla spiaggia. «È sempre stato il sogno e il lavoro di papà. Rivederlo splendere con il suo nome sarebbe il modo più giusto per onorarlo».
@RIPRODUZIONE RISERVATA