Arta, Fernandez libero ma Pescara è vietata

Dopo un mese il gip revoca i domiciliari al direttore, ora scatta il divieto di dimora in città

PESCARA. Da ieri il direttore amministrativo dell'Arta Antonio Fernandez non è più agli arresti domiciliari nella sua casa di via Cavour a Teramo. Fernandez è tornato libero ma non può presentarsi a Pescara. È questa la decisione del gip Gianluca Sarandrea dopo l'istanza di revoca della misura cautelare presentata dall'avvocato di Fernandez, Domenico Di Sabatino di Bellante: il giudice per le indagini preliminari ha ritenuto «cessate» le esigenze cautelari dopo un mese e due giorni di domiciliari ma ha disposto il divieto di dimora a Pescara per il direttore amministrativo dell'Arta finito agli arresti il 23 aprile scorso nell'indagine su presunti concorsi truccati e favori negli appalti pubblici dell'ente che controlla mare, fiumi e aria che respiriamo. «Ma Fernandez», spiega Di Sabatino, «non ha interesse, in questo momento, a tornare a Pescara e il suo incarico dirigenziale resta sospeso».

A decretare la sospensione è stata una delibera approvata 7 giorni dopo gli arresti dal direttore generale dell'Arta Mario Amicone: Fernandez - accusato di abuso, falso, tentata concussione, rivelazione di segreto d'ufficio e corruzione - non può lavorare all'Arta e ha diritto all'«indennità alimentare, pari al 50 per cento della retribuzione». Sotto inchiesta, con Fernandez, 56 anni, siciliano d'origine, ci sono la direttrice del dipartimento provinciale dell'Arta, Angela Del Vecchio, 64 anni, il presidente della commissione d'esame Nicola Colonna, 46 anni di Pisa, un precario storico dell'ente, Pietro Pellegrini, 55 anni, e l'avvocato di Chieti, Pierluigi Tenaglia, 47 anni. L'indagine, condotta dalla squadra mobile guidata da Pierfrancesco Muriana e coordinata dal pm Gennaro Varone, si avvicina alla fine: gli inquirenti stanno controllando i tabulati telefonici dell'Arta e di un dipendente che, ascoltato come persona informata sui fatti, ha fornito una versione discordante da quella di altri testimoni.

«La nostra ricostruzione dei fatti», afferma l'avvocato di Fernandez, «è diversa da quella della procura: non ci sono state irregolarità». È questa la tesi di Fernandez che nell'interrogatorio del 26 aprile scorso, durato più di due ore, ha parlato di «concorsi puliti» e «nessun favore» a Tenaglia. «Confidiamo nel giudizio di altri giudici terzi», dice Di Sabatino. L'indagine sull'Arta è partita da due denunce anonime del 13 e 18 novembre 2010 che, come veggenti, hanno rivelato in anticipo i vincitori di 6 concorsi. In mano agli investigatori, dopo l'arresto di Fernandez, sono arrivati anche altri due esposti, sempre anonimi. Nel troncone dell'indagine puntato sull'appalto dei servizi legali - Fernandez e Tenaglia, presidente dell'Ordine degli avvocati di Chieti, sono indagati per corruzione - l'accusa ritiene di avere in mano gli elementi per sostenere il peso di un processo: pilastri dell'indagine, dicono gli inquirenti, sono le intercettazioni telefoniche tra Fernandez e Tenaglia sul bando di gara, sospeso due volte e poi bloccato.

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