Asili, in vista aumenti del 10%

Il Comune si prepara a ritoccare le tariffe anche delle scuole d’infanzia per risanare i conti in rosso

PESCARA. La manovra lacrime e sangue che l’amministrazione comunale si prepara a varare per risanare i conti dell’ente, lasciati in eredità dalla precedente giunta di centrodestra, colpirà anche le scuole d’infanzia. Le rette degli asili nido, già dal prossimo anno, potrebbero aumentare del 10-15 per cento, o forse anche di più.

Si tratta di una strada obbligatoria che la giunta Alessandrini dovrà percorrere per ottemperare alle norme di legge sulla regolamentazione della procedura di dissesto controllato. Procedura che l’amministrazione ha già deciso di avviare entro la fine dell’anno per risanare i conti in rosso. E tra le varie misure indicate dalla legge c’è quella di un adeguamento delle tariffe dei servizi a domanda individuale per coprire almeno il 36 per cento dei costi. La copertura degli asili nido tocca a malapena il 30,30 per cento: in pratica l’ente incassa ogni anno con le rette 327.821 euro e spende il triplo, cioè 1.081.742 euro. Appare, quindi, scontato un ritocco alle entrate per arrivare almeno a una copertura minima del 36 per cento. Quel 6 per cento in più si potrebbe tradurre, secondo i tecnici, in un aumento delle rette tra il 10 e il 15 per cento. Considerando anche che ci sono circa 80 famiglie esenti, cioè con bassi redditi che non pagano gli asili dei propri figli.

Gli aumenti non saranno indolori. Le fasce di reddito che vanno da 4.901 a 6.500 euro, oggi pagano mensilmente 100 euro per mandare i propri figli a scuola a tempo pieno. Con un aumento del 10 per cento la retta salirà a 110 euro. Così, di seguito, per le fasce di reddito Isee tra 6.501 e 8.000, da 125 a 137,5 euro; tra 8.001 a 9.500 euro, da 150 a 165; tra 9.501 a 11.000, da 175 a 192,5; tra 11.001 a 12.500, da 200 a 220; tra 12.501 a 14.000, da 225 a 247,5; tra 14.001 a 15.500, da 250 a 275; tra 15.501 a 17.000, da 275 a 302,5; tra 17.001 a 19.000, da 300 a 330; tra 19.001 a 21.000, da 330 a 363; da 21.001 a 25.000, da 360 a 396; oltre 25.000, da 390 a 429.

Di conseguenza, verranno ritoccate all’insù anche le rette destinate ai bambini che sono a tempo ridotto. Così, le fasce di reddito Isee da 4.901 a 6.500 oggi pagano 80 euro al mese, con l’aumento del 10 per cento dovranno versare 88 euro; tra 6.501 a 8.000, da 100 a 110; tra 8.001 a 9.500, da 120 a 132; tra 9.501 a 11.000, da 140 a 154; tra 11.001 a 12.500, da 160 a 176; tra 12.501 a 14.000, da 180 a 198; tra 14.001 a 15.500, da 220; tra 15.501 a 17.000, da 220 a 242; tra 17.001 a 19.000, da 240 a 264; tra 19.001 a 21.000, da 264 a 290,4, tra 21.001 a 25.000, da 288 a 316,8; oltre 25.000, da 312 a 343,2.

Altri servizi a domanda individuale destinati ad aumentare sono i mercati coperti, che hanno una percentuale di copertura economica del 16,54 per cento; gli impianti sportivi, con una copertura del 12 per cento; i musei e le mostre, con il 7,17 per cento.

In compenso, non dovrebbero subire ritocchi le mense scolastiche. Il Comune incassa con la refezione 1.834.584 euro all’anno e spende 3.861.499 euro e la copertura dei costi è pari al 47,51 per cento, cioè ben al di sopra della soglia del 36 per cento fissata dalla legge per l’adeguamento obbligatorio delle tariffe dei Comuni in predissesto finanziario.

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