Asl Pescara, trecento in coda: "È ressa l'esenzione ticket"

Una nostra cronista in fila per ore al distretto sanitario di via Rieti. Bigliettini fai da te prima dell’apertura, trucchi per tentare di superare la fila

PESCARA. Provo a battere tutti sul tempo e arrivo al distretto sanitario alle 14, un'ora prima dell'apertura. Niente da fare: ho davanti a me più di cento persone, e nell'atrio del distretto di via Rieti circolano dei bigliettini di carta con dei numeri scritti col pennarello rosso. Se li sono dati da soli, gli utenti, dei numeri provvisori per autoregolarsi, per non fare la ressa quando, di lì a poco, il personale inizierà a distribuire quelli veri, per la fila. Più di 300 persone in coda per l'esenzione dal ticket per le prestazioni sanitarie in base al reddito. Qualcuno racconta che la gente fa la fila dalla mattina alle 11, che una signora ha iniziato a distribuire i numeri scritti a penna da quell'ora.

La scadenza di validità della vecchia esenzione era il 31 marzo, prima di quella data il sistema della Asl non permetteva il rinnovo, e così in questi giorni c'è tanta confusione. Due e un quarto, qualcuno del personale del distretto scende lungo la scala B e comincia a chiamare dall'1 in poi.

Così, il bigliettino artigianale viene sostituito da quello vero. C'è qualcuno che si è scritto su un foglietto un numero a caso, per provare passare avanti. Gli altri se ne accorgono e lo rimproverano duramente. Qualche altro, come me, il numero provvisorio non ce l'ha, e aspetta. Quando finisce la prima distribuzione, inizia l'altra. Ecco che chi come me è arrivato (relativamente) dopo gli altri, può sperare in un posto nella fila. Davanti a me c'è la calca, una signora mi scavalca e prende due numeri. Gentile, me ne da uno, il primo dei due.

«Stavi qui da prima di me», dice, «questo numero è tuo». Inaspettata gentilezza in un atrio pieno di gente in cui tutti fanno in modo di arrivare per primi. Ringrazio guardando il ticket: sono la centocinquantesima. Continua ad arrivare gente. Disoccupati, anziani, gente che fino all'anno scorso di esenzione non aveva bisogno, e che anche ora ne farebbe volentieri a meno, se solo avesse un lavoro o un reddito dignitoso.

«È così ogni anno», fa qualcuno, «il problema è che quest'anno, con la crisi, i disoccupati sono aumentati. Questo è il risultato».

Alle 15 il dipendente del distretto chiama i primi 20, quelli che avevano presidiato l'ufficio dalle 11. Li fa salire, tutti gli altri restano stipati nell'atrio, in piedi. Qualche anziano si adagia sugli scalini dell'ingresso. A uno viene data una sedia, la sistema sul pianerottolo delle scale e aspetta la moglie. Fanno quasi tenerezza tutte quelle persone che tengono duro, che aspettano di ricevere quello che spetta loro di diritto per curarsi, e per far fronte alla crisi. Dal piano superiore ci dicono di andarci a fare una passeggiata e di tornare di lì a poco.

Fuori, il parcheggio a pagamento è pieno di macchine e a passeggiare nessuno ci va. Ognuno vuol difendere il proprio pezzo di scala, e il proprio tempo prezioso. Il personale tranquillizza l'utenza dicendo che nel pomeriggio verranno evase tutte le richieste.

Nel frattempo, si continuano a distribuire numeri. Sono aperte cinque casse e la fila sembra scorrere veloce. Carla Marchini è in fila da ore per conto del figlio che non ha un lavoro. È amareggiata.

«Il personale è gentile», dice, «però il problema vero è che se siamo tutti qui è perché ci sono tanti disoccupati, su questo si dovrebbe riflettere». A scaglioni tutti riescono a salire sul piano degli sportelli. Sulla porta c'è il dirigente medico, la dottoressa Lucia Romandini, che fa entrare alla spicciolata per evitare disordini. Qualcuno arrabbiato se ne va.

«Sembriamo le bestie», dice, e mentre lo dice è sconfortato come chi, se potesse non usufruire di quella agevolazione, sarebbe più felice. Poco dopo le quattro, tocca quasi a me. Scendo velocemente, trovo una persona anziana seduta sulle scale con una stampella, chiede dove deve rivolgersi. È arrivato tardi, di corsa e con l'autobus, chissà a che ora finirà. Gli cedo il mio numero, e il mio turno.

Paola M.S. Toro

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