Banca Ifis cita il Comune per 10 milioni di euro

L’istituto di credito chiede la restituzione integrale di un prestito che l’amministrazione di Francavilla ha già saldato quasi per intero

FRANCAVILLA. La Banca Ifis cita il Comune di Francavilla per riavere indietro 10 milioni e 600 mila euro, più interessi e danni. A distanza di 8 mesi dalla sentenza con cui la Corte dei conti ha condannato l’ex sindaco Roberto Angelucci e sei assessori della sua giunta, a una sanzione amministrativa di complessivi 56 mila euro, l’istituto di credito si è rifatto vivo per il debito di oltre 10 milioni e mezzo contratto dal Comune tra il 2005 e il 2007, mediante una operazione che prevedeva un’anticipazione di soldi al Comune dalla Ifis, in cambio della cessione delle entrate della società comunale di riscossione Risco. La Ifis rivuole indietro l’intera somma concessa in prestito al Comune a suo tempo, senza tener conto dei soldi già restituiti nel frattempo: quasi 7 milioni di euro, che a oggi hanno fatto scendere il debito con l’Ifis a circa 2 milioni 800 mila euro. Fonti interne all’amministrazione confermano che la citazione è stata notificata all’inizio della settimana e che l’ufficio legale del Comune, seguito direttamente dal sindaco Antonio Luciani, si è già messo al lavoro per costituirsi in giudizio.

Obiettivo dell’attuale amministrazione sarebbe quello di dimostrare di aver già pagato buona parte del debito e di respingere, parallelamente, ogni addebito riguardo i danni, scaricando ogni responsabilità sull’ amministrazione Angelucci. Si ipotizza che la Ifis, richiedendo l’intero importo, miri ad arrivare ad una trattativa con il Comune per cercare di spuntare qualcosa di più della sola restituzione del mero prestito concesso a suo tempo. La sentenza emessa nella primavera scorsa dalla Corte dei conti aveva escluso il danno erariale di 4 milioni di euro che era stato contestato ad Angelucci e ai suoi assessori (Giuseppe Pellegrino, Luciano Orsini, Anna Maria Chiementa, Rocco Moroni, Daniele D’Amario, Rocco Cappelletti), trasformandolo in una più esigua sanzione amministrativa di complessivi 56 mila euro, in quanto il debito contratto con la Banca Ifis era stato utilizzato impropriamente per coprire le spese correnti, e non per spese le spese di investimento come previsto dalla normativa. L’istituto di credito, però, avrebbe dovuto saperlo. Per questo, il contratto con la Banca Ifis è stato considerato nullo. Una volta azzerato il contratto, il Comune avrebbe dovuto restituire alla Ifis solo il capitale iniziale senza interessi,ma la Ifis non la pensa allo stesso modo.

Giuseppina Gherardi

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