Benvenuti nell'anno della rabbia

29 Gennaio 2013

 

A lungo repressa, la grande rabbia sta diventando incontenibile. Ieri in tutto l’Abruzzo si sono tenute le riunioni di Rete Imprese Italia, l’organizzazione che di fatto riunisce gran parte delle piccole aziende dell’industria e del commercio. Doveva essere una giornata in cui far sentire la propria voce in vista delle prossime elezioni, ma i toni sono stati drammatici, da ultima spiaggia. E nel mirino degli artigiani e dei negozianti intervenuti c’erano un po’ tutti: la politica e le banche, certo, ma anche le organizzazioni che dovrebbero rappresentare tutta questa ’Italia non quotata in Borsa’ e che forse non hanno tutelato a sufficienza chi sta chiudendo bottega.

«Si fallisce per i crediti, non per i debiti», è stato il paradossale refrain risuonato più di una volta negli interventi di chi incarna la base dell’Abruzzo che lavora. La traduzione è semplice: molti fallimenti, soprattutto nell’edilizia, sono legati all’impossibilità di riscuotere i crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni. Lavori già fatti da mesi, se non da anni, anticipando le spese per i materiali, per la manodopera, persino per le tasse, senza mai aver visto un quattrino, neppure nel grande cantiere della ricostruzione dell’Aquila. Di questo si dovrebbe parlare, in una campagna elettorale giocata ancora una volta tra battibecchi sul nulla e regolamenti di vecchi conti tra i partiti. Le aziende, intanto, chiudono.