Bilancio, scontro in aula con l’incognita bollette 

Il lungo braccio di ferro tra centrodestra, 5 Stelle e centrosinistra

L’AQUILA. L’opposizione si spacca sul metodo, la maggioranza punta dritto all’obiettivo. La resa dei conti in Consiglio regionale comincia tardi, alle 21 di ieri, dopo lo scontro politico annunciato e andato in scena durante le cinque ore precedenti trascorse in Commissione congiunta e Bilancio. Rendiconto e assestamento del Bilancio a cui agganciare un maxi emendamento con i fondi a pioggia (14 milioni) per realizzare case dello studente a Chieti e Pescara, per le terme di Caramanico, il premio Antonio Russo a Francavilla al Mare e il fermo pesca, per fare qualche esempio, senza però alcuna traccia di aiuti alle famiglie e alle imprese in crisi per il caro-bollette. Questo, in estrema sintesi, il piano del centrodestra. A cui rispondono centrosinistra e 5 Stelle invocando quegli aiuti.
IL DOCUMENTO
Non ci sono le risorse, ha arringato quattro giorni fa il governatore Marco Marsilio, dando dello scemo a chi pensa che ci siano. Ma ieri Marsilio era assente, impegnato a Bruxelles, e dobbiamo riconoscere a Silvio Paolucci, capogruppo del Pd, la capacità di dimostrare e di fare ammettere al centrodestra che i fondi per famiglie e aziende in realtà esistono e sono riportati proprio nell’assestamento del Bilancio di previsione 2022-2024 da votare ieri, insieme con il rendiconto, e senza altri rinvii perché il termine scade oggi per entrambi.
Nelle carte e nei conti, portati prima in commissione e poi in Consiglio dalla maggioranza, infatti, si legge che già dal 2023 la Regione può beneficiare di 36 milioni di euro liberati «dalle minori quote del piano di ammortamento del disavanzo» che da ottobre scorso è stato spalmato in venti anni, e non più in dieci, come imponeva la Corte Costituzionale in una sentenze che proprio oggi compie un anno.
Ma al di là di questi tecnicismi contabili, l’uscita di sicurezza esiste. Lo dimostrano le carte. Famiglie e aziende possono essere sostenute. E se la maggioranza si ostina a non farlo – dice in sintesi il capogruppo dem – vuol dire che c’è la volontà di non farlo.
L’ACCORDO.
È questo il punto di caduta su cui il centrosinistra tenta il patto con il centrodestra, in un Consiglio in cui i protagonisti non sono tanti, mentre tutto il resto ha un ruolo di spettatore silente oppure attivo ma solo per allungare ad oltranza i tempi della seduta.
A Paolucci, che ricorre all’arma della dissuasione, si contrappone il pentastellato Domenico Pettinari, che punta sulle esternazioni. Mentre gli altri attori protagonisti, Lorenzo Sospiri in primis e l’assessore la Bilancio, Guido Liris, tengono le redini della maggioranza. È con Sospiri che Paolucci dialoga in disparte, proponendo di inserire, nel maxi emendamento, quanto meno una quota di cinque milioni di euro contro il caro bollette. Ed è sempre con Sospiri e Liris che, al contrario, Pettinari non vuole dialogare ma discute e litiga, mantenendo ferma la posizione di chi, dice il 5 Stelle, non scende a compromessi, e chiedendo uno stanziamento ben più consistente e soprattutto condiviso da tutti, a destra e sinistra. In altre parole nessuno vuole cedere agli altri la vittoria. E il tempo in aula passa tra colpi di scena che si consumano dietro le quinte.
I CINQUE MILIONI
Alle 22 i cinque milioni ci sono. Ma alle 22.44 spariscono. In maggioranza c’è chi non è d’accordo a cedere pezzi di vittoria al Pd. E neanche i 5 Stelle lo sono e scelgono di continuare a marciare lungo la strada dell’ostruzionismo con il capogruppo Francesco Taglieri che mette in dubbio le votazioni e Pettinari che rimprovera il sottosegretario Umberto D’Annuntiis di tenere una lattina di aranciata sul banco. E ancora Taglieri che riprende la parola per contestare i numeri del bilancio mentre il tempo passa.
IL PUNTO DEBOLE
Ecco, è a questo punto del Consiglio che l’opposizione mostra il suo punto debole. Non c’è dubbio che sia spaccata non sull’obiettivo da raggiungere ma sul metodo di contrapporsi al centrodestra, che lo capisce e ne approfitta sfilando dal maxi emendamento quei cinque milioni conquistati da Paolucci che, a quest’ora della notte, vede andare in fumo il suo lavoro di mediazione. E alle 23 lancia un ultimo appello, non urlato ma accorato, alla maggioranza: «Il maxi emendamento ha un senso», dice in aula, «se contiene gli aiuti per le famiglie. Soprattutto per quelle più bisognose».
A TARDA NOTTE
A un passo dalla mezzanotte, cioè poco prima di andare in stampa, le voci si rincorrono e si smentiscono. Sono voci di corridoio che rimbalzano nell’aula del Consiglio, parzialmente deserta mentre i 5 Stelle vanno avanti per la strada dell’ostruzionismo che però sembra più un vicolo senza uscita che altro.
Qualcuno, tra i pentastellati, pensa pure che il consiglio sarà rinviato a oggi, o almeno lo spera. Sull’altro fronte dell’opposizione invece c’è solo una profonda attesa di capire se la politica del dialogo porterà frutti oppure se era meglio scendere in trincea indossando gli elmetti al fianco di Pettinari, Taglieri & Co.
Ma l’unico modo per sapere come sarebbe andata a finire la resa dei conti, a quell’ora tarda, era di tastare il polso a fonti interne della maggioranza. E una di queste rivela l’epilogo di una lunga giornata. Il resoconto e il consuntivo saranno certamente approvati nei tempi previsti, non ci sono dubbi – dice –, sui fondi per le famiglie e le aziende siamo molto vicini all’accordo con una parte della opposizione.
IL TRAGUARDO
La mezzanotte è passata da appena 17 minuti quando Sospiri prende la parola in aula, per rispondere a Pettinari, e afferma: «I fondi ci sono». Parla di quattro milioni. Che in realtà sono di più. «Cinque milioni» scrive Paolucci in un messaggio inviato in redazione nel cuore della notte. «E in più», aggiunge, «ci sono anche aiuti per le imprese. È una vittoria, non pensi?». Afferma sul filo di lana, cioè prima di andare in stampa, il capogruppo dem che ha preferito il dialogo alla scontro. Oggi la conferma di quanto dice Paolucci.