Bivacchi davanti alla chiesa di San Cetteo, il parroco chiede supporto

Pescara. Ogni mattina gruppi di clochards si ritrovano fuori dalla parrocchia per bere, e don Francesco lancia un appello: «Rifiutano gli aiuti, impossibile dar loro dignità»
PESCARA . All’alba, quando la città è ancora sospesa e le vetrine restano spente, davanti alla cattedrale di San Cetteo compaiono figure immobili. Sono sagome piegate dal freddo e dal tempo, sedute lungo il muretto, con bottiglie in mano e lo sguardo perso. Arrivano prima delle campane, prima del traffico e, infine, prima del Natale. Una presenza che, spesso, rimane ai margini della società, ma che ora chiede di essere vista. Perché ogni giorno, a partire dalle 6.30, decine di senzatetto si ritrovano nello stesso punto: bevono superalcolici, parlano e guardano il tempo passare. Una situazione denunciata anche dal consigliere Pd, Marco Presutti: «Mentre il Comune pensa alle luci di Natale, i luoghi simbolo della città cadono a pezzi e diventano trappole per i cittadini».
Storie diverse, spesso spezzate da dipendenze, abbandoni e fallimenti. È una povertà che non chiede, non bussa, ma semplicemente resta. E proprio per questo motivo, fa più rumore. A lanciare l’appello è il parroco della chiesa, don Francesco Santuccione. «Mi piange il cuore vedere persone ridotte in questo stato. Abbiamo provato ad aiutarle, ma rifiutano qualsiasi tipo di assistenza». Non un’accusa, ma una richiesta di aiuto che nasce dal sentirsi impotenti di fronte alle sofferenze altrui. «Prego per loro ogni giorno, nella speranza che qualcosa possa cambiare, ma è difficile. L’aspetto più straziante è che non riusciamo a restituire dignità a queste persone. Restano qui a bere dalla mattina presto». Così il Natale, che dovrebbe accendere luci e speranze, sembra mettere a nudo realtà difficili, dove il cambiamento sembra quasi impossibile. «La mattina vengono a fare colazione in parrocchia, diamo loro da mangiare, ma non riusciamo a instaurare un rapporto di fiducia». E accanto alla sofferenza, cresce anche il disagio di coloro che lavorano nella zona: gli esercenti parlano di una convivenza diventata sempre più complicata. L’addetto alla ristorazione, Franco Agostinone, racconta di una quotidianità sempre più difficile da gestire: «È da mesi che sono stanziati qui. Il parroco della chiesa ha tollerato la situazione e noi, di conseguenza, ci siamo adeguati alle sue scelte. Ma non è facile andare avanti: fino a qualche settimana fa si erano accampati con cartoni e materassi. E la sera i senzatetto disturbano i clienti chiedendo continuamente soldi. A volte qualcuno beve troppo e diventa molesto: succede che, per sbaglio, rovesciano tavoli e bicchieri allontanando così i clienti. Cerchiamo di tenerli calmi, per quanto possibile: una volta offriamo loro da mangiare, altre volte, però, siamo costretti ad allontanarli». Parole simili arrivano anche dal tabaccaio Daniele Farinaccia, che descrive lo stesso senso di stanchezza e compassione. «La situazione è grave, critica. Ogni mattina vedo persone che bivaccano qui fuori, anche dietro alla chiesa dove, ormai, regna la sporcizia e il degrado. Ci troviamo di fronte a un problema che non può essere risolto da chi serve caffè o apre una saracinesca. Negli ultimi tempi la situazione è peggiorata e non riusciamo a trovare un modo per porre fine a tutto questo.
Sicuramente non è una scena bella da vedere e rischia di diventare una situazione scomoda. Non è solo una questione di ordine pubblico, né solo di carità. È una questione di dignità e di risposte che mancano».

