«Brutale e glorioso, ecco l’Abruzzo», Stanley Tucci lo presenta al mondo

Serie in sei puntate: dal mare della Costa dei Trabocchi al Gran Sasso, fino al borgo con più pecore che abitanti. «Paesaggio selvaggio e aspro che plasma le persone, le tradizioni e il cibo. Consiglio vivamente un viaggio»
L’Abruzzo racchiuso in un ciak, diffuso a mezzo streaming come una telenovela a puntate. Ripreso all’alba e al tramonto, nei borghi delle aree interne e lungo la costa che affaccia sull’Adriatico.
Persino Hollywood ha scoperto il fascino e le contraddizioni di questa terra. «Brutale e gloriosa». Così l’ha raccontata Stanley Tucci nel suo viaggio on the road tra natura, cibo e tradizioni. Che ha fatto e farà conoscere al mondo questo spaccato di Italia, che conserva, in maniera del tutto naturale, le antiche ricette e la cultura degli ingredienti originali. Quanto di più suggestivo per chi ha sete di esplorare un microcosmo di comunità e di folklore che ha saputo lasciarsi ispirare dall’innovazione, senza perdere quell’elisir primordiale che lo rende, per certi versi, incontaminato.
CHI è STANLEY TUCCI
Un personaggio gigantesco del maxi cosmo cinematografico. Attore, doppiatore e regista con una personalità fuori dall’ordinario. Nome di battesimo Stanley Tucci. Come i Tucci di Calabria.
L’attore è nato a Peekskill, nello Stato di New York, da genitori calabresi purosangue. Suo padre, Stanley Tucci Senior, e sua madre, Joan Tropiano, proveniente da Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, sono il risultato della grande emigrazione del Mezzogiorno verso l’America a cavallo del 1900.
Nonno Stanislao, figlio di Francesco e Rosa Tucci, partì da Marzi nel 1909 per il Vermont in cerca di fortuna e sposò Teresa, originaria di Serra San Bruno, in provincia di Vibo Valentia. Terra che l’attore ha imparato a conoscere da bambino e che ha ritrovato, per sua stessa ammissione, nei sapori abruzzesi, capaci di riportarlo col cuore e col gusto all’infanzia calabrese. Tucci ha debuttato a Broadway nel 1982 con “The Queen and the Rebels”. Quasi cento le produzioni alle quali ha prestato il volto e la voce. Oltre ai progetti televisivi. Ha recitato sui set che sono passati alla storia. Da “Beehetoven” a “Sogno di una notte di mezza estate”. Da “Il diavolo veste Prada” a “Hunger games”. Da “Amabili resti” – per cui ha ricevuto una candidatura agli Oscar come miglior attore non protagonista – a “Capitan America”, a “Il caso Spotlight”. Un attore brillante. Talmente eccentrico, abile e credibile da aver interpretato ruoli spiccatamente singolari, anche caricaturali.
Ha ottenuto due Golden Globe, uno Screen Actors Guild Awards, una candidatura ai Grammy Awards e una ai Tony Awards. La prima stagione di Tuccy in Italy, lo scorso anno, ha ottenuto 48 milioni di streaming.
SEI TAPPE, SEI MONDI
Sei, in totale, le tappe abruzzesi della docuserie di National Geographic, in collaborazione con Salt Productions e Bbc Studios, disponibile su Disney Plus, “Tucci in Italy”. Cinque invece le regioni esplorate: oltre all’Abruzzo la Toscana, la Lombardia, il Trentino Alto Adige e il Lazio. La stessa casa produttrice ha raccontato la struttura e la filosofia alla base del progetto come fosse una sorta di «lettera d'amore e al tempo stesso un’immersione cinematografica nelle connessioni tra cibo, persone e paesaggi». Il copione è un dialogo a più voci reso in maniera del tutto spontanea in occasione degli incontri tra Tucci e le diverse estrazioni sociali del popolo abruzzese e i differenti modi di vivere e di mangiare. Una narrazione che va oltre il semplice viaggio gastronomico. Che unisce ai piatti il racconto dei luoghi e delle persone. «Brutale eppure glorioso, questo è l’Abruzzo. Un paesaggio selvaggio e aspro che plasma le persone, le tradizioni e il cibo. Consiglio vivamente un viaggio», ha postato Tucci sul suo profilo social.
L’ABRUZZO A TAVOLA
Seduto su un trabocco, con in mano una tazzina di caffè e alle spalle il mare calmo. Lo scatto che immortala Tucci a Ripari Bardella è l’espressione di un’abruzzesità segnata del contatto con la sua natura. La serie ci fa conoscere sei diverse fette, straordinariamente diverse tra loro, di questa regione. E ognuna di esse ci racconta una storia. Il trabocco in questione è il “Mucchiola-Gli Ostinati”. Qui lo chef e titolare Gianluca Di Bucchianico cucina per un pubblico limitato, appena 8 tavoli. Almeno un paio, da quando è andata in onda la serie, sono quotidianamente occupati da americani. Ha conquistato Tucci con il torcinello di agnello con gli scampi. Ennesima contraddizione di una terra che gli ha riservato emozioni contrastanti. E che gli ha permesso di assaporare tutte le materie prime d’Abruzzo. Dalla terra al mare. Ecco allora che dalla costa ci si sposta nella Marsica, nella piccola frazione di Tagliacozzo, Villa San Sebastiano. Dove chef Lucia Tellone, selezionata da Carlo Cracco tra gli ambasciatori del gusto in occasione del Good food in good Expo, ha scelto di restare per mettere a disposizione della sua comunità la sua personale arte culinaria. Che si esprime col grano e le farine di casa. Ha riaperto l’antico forno del paese e oggi fa lievitare il pane assieme alle donne e agli uomini del posto. Apparecchia lunghe tavolate per strada. Al centro, le pagnotte calde. Ci si siede a mangiare tutti insieme e ognuno contribuisce cucinando qualcosa. In lei Tucci ha visto uno strumento di rinascita dei borghi spopolati e ne ha percepito l’amore viscerale per la sua terra. Il viaggio prosegue nei locali di produzione degli storci Confetti Pelino, a Sulmona. Leggenda metropolitana, tutta italiana, narra che al mondo esistano solo tre ricette ineguagliabili. La Coca Cola, la Nutella… e i confetti Pelino. Un “affare” di famiglia, tramandato di padre in figlio, fino all’attuale, settima generazione. Da 242 anni. Periodo nel quale l’azienda ha ricevuto 66 massime onorificenze nazionali ed estere, 12 Gran Premi e 36 medaglie d'oro. Tanto che oggi, un’intera ala dello stabilimento produttivo è dedicata al Museo dell’arte e della tecnologia confettiera. Tucci ha quindi conosciuto due singolari e stravaganti personalità della cucina abruzzese. Chef Davide Nanni e chef Danilo Cortellini. Due modi distanti nella forma e nel racconto del proprio brand, eppure lo stesso laccio alle caviglie, che tiene i piedi saldi sui vicoli che li hanno visti crescere. Nanni prepara ricette nei boschi. Letteralmente. Accende un piccolo fuoco in natura, si arma di tagliere, pentola e coltello, e cucina pasta, risotti, zuppe, bistecche, timballi, ragù. Ha accolto l’intera produzione della docuserie a Castrovalva, frazione di Anversa degli Abruzzi, che conta in totale quattordici abitanti. «Più pecore che persone», spiega lo stesso chef. Solo la sua famiglia ne alleva circa 400. Produce latte, formaggi, salumi e carni di qualità. E tanto altro. Aprono la cucina dell’agriturismo “Locanda nido d’aquila” da aprile a ottobre, periodo in cui consumano l’intera produzione di casa. Poi, ultimate le scorte, l’attività chiude i battenti in attesa di riaprire a primavera. Cortellini vive col borsone sulle spalle. Viaggia tantissimo e cucina l’Abruzzo per i palati curiosi di Londra. Ha servito, senza saperlo, lo stesso Stanley Tucci in occasione di una visita dell’attore all’ambasciata italiana in Gran Bretagna. Quando la Bbc americana lo ha contattato per comunicargli di essere stato selezionato per l’italian travel di Stanley Tucci, non ha esitato: «Allora dobbiamo fargli assaggiare il timballo di crespelle che cucina mia madre». L’ultima tappa è obbligatoria. Una sorta di assaggio istituzionale. Quello degli arrosticini di pecora. O anche rustell’, rustelle, rostelle, arrustelle. A discrezione dei dialetti. Preparati ad arte dai fratelli Rodolfo, Gianni e Roberto Mucciante dell’omonimo Ristoro Mucciante di Castel del Monte nell’Aquilano. Stanley Tucci ha apprezzato la speciale formula di questa baita che affaccia sul Monte Camicia e sul Corno Grande, con la scelta delle carni dell’azienda di famiglia, vendute nella bottega all’interno della struttura, e la successiva cottura in autonomia nei bracieri esterni. Così il mondo ha conosciuto l’arte e i segreti della preparazione e della cottura degli arrosticini. «Che vanno cotti poco e serviti quasi crudi». Parola di Rodolfo Mucciante.
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