Bussi, discarica dei veleni: «Conflitti tra enti e ritardi sulla bonifica»

Parla la dirigente del ministero Laura D’Aprile: «E’ mancato il dialogo tra i soggetti coinvolti»

di Ilaria Proietti

ROMA

B. ussi? Rispetto agli altri 38 Siti di interesse nazionale (Sin) l’iter per la bonifica è «molto indietro». Ma su un punto si aggiudica il podio: il livello di conflittualità registrato, fin qui, tra le istituzioni coinvolte. «E’ mancato completamente il dialogo. Ed i risultati sono quelli che vediamo oggi». Lo dice in questa intervista al Centro la dirigente del ministero dell’Ambiente, Laura D’Aprile che da agosto è subentrata, ma senza poteri straordinari, nella gestione delle attività prima svolte dal commissario per la bonifica, Adriano Goio. E che fin dal primo giorno ha tentato di dipanare una matassa quasi inestricabile bene evidenziata nel verbale di 36 pagine redatto alla fine della Conferenza dei servizi dedicata al sito lo scorso 30 novembre. Una riunione che ha toccato diversi punti cruciali: dalla contabilità «ermetica» dell’ex struttura commissariale su cui ora è stata sollecitata la Corte dei Conti, alla resistenza dei soggetti che già da anni avrebbero dovuto procedere alle analisi per capire il grado di compromissione delle matrici ambientali. E ancora. Dalla gara per arrivare a bonificare alcune aree in vista della loro possibile reindustrializzazione fino alla partita del danno ambientale.

Che inevitabilmente incrocia il tema del processo penale che si avvia alla celebrazione del secondo grado...

«Vorrei subito chiarire quest’ultimo punto: già da marzo del 2015 abbiamo presentato un atto che interrompe la prescrizione. Quindi siamo pienamente titolati all’eventuale esercizio dell’azione di risarcimento nei confronti di Edison in sede civile e siamo pronti ad attivarci nel caso in cui l’azienda venisse meno alle proposte di riparazione che ha presentato. E questo a prescindere dal processo penale, in cui peraltro ci siamo costituiti anche in appello, che riguarda fattispecie molto precise. Quel che voglio dire è che l’azione di risarcimento non è a traino della questione processuale che peraltro in primo grado non ha smentito l’esistenza della compromissione ambientale delle aree.

Eppure siete stati accusati, fuor di metafora, di un’inerzia che pare favorire chi dovrà riparare all'inquinamento. Come lo spiega?

«Non capisco a quale gioco si stia giocando e chi e perché se ne stia facendo interprete. Queste accuse sono semplicemente insensate: il nostro obiettivo è la bonifica. Non ci sostituiamo alle procure ma qualunque elemento emerga nell’ambito delle attività amministrative che conduciamo è nostra cura fornirlo ai magistrati: di ogni azione, personalmente, ho l’abitudine di fornire un dettagliato aggiornamento all’Avvocatura dello Stato».

Quali novità degne dell’attenzione della magistratura stanno emergendo?

«Sto valutando attentamente sotto il profilo contabile e amministrativo tutta la documentazione che man mano riesco ad avere dall’ex struttura commissariale. In quest’ottica abbiamo richiesto alla sezione regionale di controllo della Corte dei Conti una relazione sulle rendicontazioni effettuate fino a quando non siamo subentrati nella gestione. Ci risulta che fossero stati fatti rilievi sull’attività di gestione della contabilità nel 2013 ai quali, peraltro, non sarebbe stato dato riscontro».

Sospettate usi impropri di risorse pubbliche? La struttura commissariale era la classica galina dalle uova d’oro?

«Quel che è certo è che si è ricorso in maniera massiccia agli affidamenti diretti, con atti sintetici spesso privi di motivazione comprensibile. Insomma atti ermetici. Contiamo di ricostruire la situazione per capire come siano state impiegate le risorse e anche per capire come dobbiamo muoverci, nel pieno rispetto della legalità, con i pagamenti ancora pendenti».

Risulta, ad esempio, che il commissario abbia speso quasi un milione di euro per la caratterizzazione del sito Tremonti di Edison. E ora quelle analisi avranno bisogno di essere integrate. La Regione ha chiesto di verificare la correttezza degli affidamenti di quelle attività...

«Sono un tecnico e un’idea me la sono fatta. Ma adesso sulla validità di quella attività dovranno giudicare Ispra, Arta Abruzzo e Istituto superiore di sanità. Quel che deve essere chiaro è che noi non vogliamo azzerare nulla e anzi speriamo che quei dati siano completamente utilizzabili: in caso contrario, oltre al danno dell’allungamento dei tempi, sarebbero state buttate all’aria anche ingenti risorse pubbliche. Quindi ben vengano le indagini integrative se aiuteranno ad avere un quadro completo di informazioni utili per la bonifica e non solo. Io voglio la verità».

A parte Edison resta però anche il tema di altri soggetti industriali che ancora operano nel Sin.

«Solvay, dopo la caratterizzazione delle aree, ha presentato misure di prevenzione che servono ad evitare la diffusione della contaminazione ma anche la sicurezza dei lavoratori. Oggi con il passaggio delle aree al gruppo Todisco le prescrizioni devono essere adottate da quest’ultima azienda. Per quanto riguarda le altre aziende che pure erano state sollecitate da tempo siamo costretti alla diffida: se non metteranno a disposizione i dati entro il 10 dicembre agiremo noi, in danno. Le segnalazioni alle procure competenti servono a far capire l’importanza della questione: la mancata adozione di queste misure è rilevante per profili che esulano dal procedimento amministrativo. Del resto per le aree su cui non è stata prodotta documentazione non siano in grado di dire se lavoratori operino o meno in sicurezza. Infine le aree pubbliche: anche qui la caratterizzazione è urgente. Ma per questo è necessario che l’Agenzia regionale (Arta) sia dotata di mezzi e risorse adeguate. A maggior ragione se poi si vorrà fare carico, in convenzione, anche delle caratterizzazioni che spettano ai privati».

A proposito di risorse: quanto vi resta in cassa?

«Circa 45 milioni: più o meno l’importo della gara per la bonifica di sole due aree, le famose 2a e 2b. La commissione aggiudicatrice dovrebbe riunirsi per esaminare le offerte il prossimo 21 dicembre. Poi mi informeranno per gli atti conseguenti in vista della proclamazione del vincitore».

Insomma, sulla bonifica di Bussi siamo quasi all’anno zero?

«Non proprio: ogni bonifica inizia con l’analisi dell’inquinamento che è stato prodotto. Qui questa fase preliminare o non è ancora iniziata o è alle prime battute. Da questo punto di vista dunque, rispetto agli altri Siti di interesse nazionale, siamo molto indietro. Se proprio dovessi stilare una classifica direi che Bussi un primato lo ha: quello della conflittualità. Qui finora si è andati in ordine sparso con una frammentazione e una mancanza di coordinamento quasi totale. Anche altrove in Italia abbiamo avuto gestioni commissariali. Ma non ho mai registrato, a mia memoria, situazioni dove fossero assolutamente assenti il dialogo e lo scambio di informazioni e documentazione tra la struttura commissariale e quella ministeriale. I risultati di questa conflittualità sono sotto gli occhi di tutti: se fosse stata una gestione illuminata ed efficiente non saremmo a questo punto».

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