C’è la crisi, il Comune non paga le luminarie

PESCARA. La crisi economica spegne il Natale. Quest’anno, l’amministrazione comunale non provvederà al noleggio delle luminarie per abbellire le strade della città, perché non ci sono soldi. I...

PESCARA. La crisi economica spegne il Natale. Quest’anno, l’amministrazione comunale non provvederà al noleggio delle luminarie per abbellire le strade della città, perché non ci sono soldi. I commercianti, se desiderano le luci natalizie, dovranno provvedere a loro spese. Il Comune coprirà, in compenso, i costi per l’energia elettrica.

È questo il risultato di un incontro tra l’assessore al commercio Gianni Santilli e alcune associazioni di categoria. «L'intesa», ha affermato l’assessore, «è già stata raggiunta nel corso di un incontro preliminare che abbiamo voluto convocare con largo anticipo per avere tutto il tempo necessario per organizzarci anche con i rispettivi impegni di spesa e per fare in modo che quasi tutto il territorio cittadino sia arredato in maniera consona e adeguata». Sarà, invece, il Comune a occuparsi dell'installazione del grande abete che verrà posizionato in piazza Salotto, come ogni anno.

«Sicuramente», ha spiegato Santilli, «la presenza delle luminarie lungo le strade, specie quelle a maggiore vocazione commerciale, rappresenta un valore aggiunto per il territorio, anche al fine di incentivare le presenze turistiche, per creare quel clima idoneo e consono capace di attrarre l'utenza. Purtroppo i continui e pesanti tagli apportati sul bilancio, attraverso le drastiche riduzioni dei trasferimenti dallo Stato verso le pubbliche amministrazioni locali, nonché la volontà politica della maggioranza di governo di non aumentare non una sola imposta a carico delle famiglie, ci impongono però un clima di austerità e di contenimento della spesa pubblica, concentrando sforzi e risorse economiche sul sociale e su quelle voci di bilancio rivolte alle classi meno abbienti. Dunque, nuclei familiari che vivono in uno stato di indigenza perché senza un lavoro o senza una casa. È come se andassimo a comprare giocattoli a un bambino che non ha neanche un piatto di pasta da mangiare».

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