Caso Crox, nonna Olga: “l’unico ergastolo è il mio, il dolore non se ne va”

Le prime parole pronunciate dalla nonna di Cristopher subito dopo la sentenza “La pena è abbastanza giusta. Sinceramente temevo temevo molti di meno. Il perdono? Io quello proprio non glielo posso dare”
L’AQUILA. «Loro sono stati condannati. L’ergastolo del dolore l’ho avuto solo io». Nonna Olga Cipriano parla con la voce spezzata dal pianto fuori dal Tribunale per i minorenni dell’Aquila. È da 8 mesi che aspetta per avere giustizia. Lo scorso 23 giugno suo nipote Cristopher è stato accoltellato a morte da due suoi coetanei. Venticinque coltellate a un ragazzo di soli 16 anni.
Oggi, in aula i due assassini non ci sono. All’udienza solo uno di loro ha partecipato in videoconferenza dal carcere dov’è detenuto. E nemmeno le loro famiglie sono presenti. In tribunale c’è solo nonna Olga. Lei, che quel ragazzo, strappato via alla vita troppo presto, lo ha cresciuto, si porta tutto il peso della sua scomparsa. Alle 17.15, a sette ore dall’inizio del processo, il giudice pronuncia la sentenza: condanna a 19 anni e 4 mesi per uno, 16 per l’altro.
Quando esce dal Tribunale, nonna Olga è esausta. Lo si capisce dagli occhi lucidi, dalla voce spezzata. Per l’ennesima volta, ha dovuto rivivere nella ricostruzione del pubblico ministero quella tragedia che le ha portato via il suo amato nipote: «È stata una giornata faticosa. Non è stato facile rivivere quei momenti mentre parlava l’accusa. Quando è stata pronunciata la sentenza, mi è sembrato di uscire da un incubo. Sinceramente temevo molto di meno. La giustizia ha fatto quello che doveva fare».
Rimane, però, il vuoto immenso di un affetto che non tornerà più: «Quando è stata pronunciata la sentenza ho subito pensato a Christopher. I due ragazzi sono stati condannati. Ma loro un giorno rivedranno la luce del sole: hanno una vita davanti. Purtroppo mio nipote no. L’ergastolo del dolore l’ho avuto solo io». Scoppia il pianto. Ma poi Olga Cipriano si ricompone. Si schiarisce la voce e riprende a parlare: «Se li vorrò mai incontrare? È una domanda a cui non posso rispondere ora».
Poi si sofferma su un possibile perdono: «Io quello non glielo posso dare. Anche se dico che mi dispiace. Perché anche loro sono figli. Anche loro hanno dei genitori. Purtroppo è andata così. Io non so se loro rinasceranno attraverso questa pena. Solo il tempo potrà dire se avranno capito cosa hanno fatto».
Se i processi servono a ricostruire le responsabilità di una vicenda già accaduta, nelle parole di nonna Olga, invece, si percepisce la speranza che questa sentenza possa anche rivolgersi al futuro: «Io mi auguro che questa pena esemplare possa essere d’aiuto ai ragazzi. Devono capire che, se sbagliano, pagano. Mi auguro che non succedano più cose orribili come questa. Non voglio che altri genitori possono provare questo dolore. È atroce. Non si può descrivere». Anche per questo nonna Olga, da quando Christopher non c’è più, ha deciso di impegnarsi per rendere i giovani più consapevoli. Lo scorso agosto è nata l’associazione “Crox, per la riscoperta dei valori”, presieduta dall'avvocato Cinzia Marganella. Da quel momento nonna Olga cerca di ritrovare negli occhi degli altri giovani quelli del suo Christopher: «L’adolescenza è una fase difficile. Ha tutte le sue problematiche e non è facile superarle. Io continuerò la mia campagna di sensibilizzazione verso i ragazzi. Ora è in programma uno spot, organizzato con il garante dell’infanzia, che verrà presentato in tutte le scuole. Christopher deve essere un simbolo. Deve essere sempre al centro dell’attenzione. Questa sentenza un po’ di giustizia gliela dà. Ma non ha niente a che fare con la perdita. Non scordiamoci di lui».
Preservare il ricordo di suo nipote. E fare in modo che quello che gli è successo non accada più. Questa è la missione che nonna Olga si è imposta. È il suo modo per provare a dare una forma al dolore, ad una morte apparentemente senza senso. Il tribunale ha emesso il suo giudizio, ma la storia di Christopher non si esaurisce qui. Continua nelle parole di sua nonna, nel messaggio positivo che cerca di trasmettere con la sua associazione.
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