Cepagatti, bimbo di 19 mesi ucciso dal cane: tanti bambini ai funerali

Tutto il paese si è stretto oggi al lutto della famiglia Di Rocco: centinaia di palloncini bianchi e rossi hanno salutato il piccolo Ferdinando. La madre del bambino colta da malore più volte. Il parroco don Lucio che solo tre mesi prima lo aveva battezzato: «Quello di oggi è il giorno del dolore, ma la certezza del Paradiso e della vita eterna devono prendere il posto della disperazione»

CHIETI. Tanti palloncini bianchi e rossi in cielo questo pomeriggio al termine della cerimonia funebre per il bambino di 19 mesi, Ferdinando Di Rocco, ucciso mercoledì scorso dal cane di famiglia nel giardino dell'abitazione di contrada Cantò di Cepagatti (Pescara). All'uscita della piccola bara bianca in tanti non sono riusciti a trattenere le lacrime. Un dolore straziante quello della famiglia Di Rocco, e la madre naturale è svenuta più volte. Ai genitori, ai parenti e ai tanti abitanti del paese, il parroco della parrocchia di Santa Lucia, don Lucio Giacintucci, ha ricordato che «proprio in questa chiesa Ferdinando aveva ricevuto il Sacramento del battesimo appena tre mesi fa. Oggi - ha continuato - di fronte ad un dolore così grande abbiamo davvero poche parole e dobbiamo ricorrere alla fede come conforto e come aiuto. Di fronte a questo angelo che è come un fiore appena sbocciato, chiediamo al Signore di accoglierlo accanto a sè. Quello di oggi è il giorno del dolore, ma la certezza del Paradiso e della vita eterna devono prendere il posto della disperazione. Come ci ricorda nelle letture San Paolo Dio è morto e poi risorto e anche noi risorgeremo». Conclusa la messa, all'uscita del feretro ogni bambino ha lasciato volare dalle mani un palloncino. Tutta Cepagatti si è fusa con il dolore della comunità rom, tanto che è l'amministrazione comunale ha proclamato la giornata di lutto cittadino. Il cane che ha morso Ferdinando, di nome Giulia, resta sotto osservazione da parte della Asl che ne studierà il profilo comportamentale.

leggi anche: Cepagatti, bambino di 19 mesi sbranato da un cane La tragedia in contrada Cantò. I genitori hanno chiamato il 118 e poi hanno deciso di portare il figlio all'ospedale di Chieti con la loro macchina, ma per il piccolo non c'era più nulla da fare

La disperazione delle prime ore. Non ci sono mai parole sufficienti per descrivere la disperazione. L’unica sensazione che si percepiva ieri sera, intorno alle 20 di fronte al pronto soccorso dell’ospedale di Chieti, era quella della sconfitta definitiva. Perché le urla, i pianti e le frasi che quella famiglia riunita lanciava rimarranno impresse nella mente di chi le ha ascoltate. Un uomo si dimena e versa lacrime, mentre tutte le persone che ha di fronte gli si stringono attorno: fra loro e le forze dell’ordine è come se ci fosse una linea invalicabile.

La ricostruzione del dramma. La tragedia due giorni prima, quando il papà del piccolo Ferdinando è arrivato in ospedale poco prima delle 19, con in braccio il suo bambino già morto. I medici del policlinico si sono precipitati verso quel papà disperato. Rabbia e dolore contro l’impotenza, che impedisce di capire come questa immensa disgrazia possa essere accaduta. Una donna, in disparte, vicino alle panchine poste a qualche metro dall’entrata del pronto soccorso, continua a parlare al telefonino. È la nonna. Anche lei può solo gridare. Si dispera, non si capacita: «Il piccolo era con me al primo piano», urla. Qualche ora dopo verrà ricoverata nello stesso ospedale per un malore. Intanto i carabinieri, giunti con due pattuglie nel piazzale dell’ospedale, cercano di ricostruire i fatti. Ma lo fanno con una cautela e un rispetto estremi. Cercano di capire quale sia stata la dinamica che ha portato alla tragedia, ma ciò che predomina, infine, è solo il silenzio. Nessuno può trovare parole adeguate, mentre i familiari, dopo che è trascorsa oltre un’ora, rimangono immobili. Il padre del bambino che, poco prima, piangeva in ginocchio decide di rientrare nel pronto soccorso, nessuno lo ha visto uscire per diverso tempo. Ma le grida, a un tratto, riprendono. Fino a quando tutto si placa davvero, almeno per un momento.

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