verso il carnevale di francavilla 

Chi c’è dietro la maschera «Vi svelo chi è Patanello» 

FRANCAVILLA. «Con Patanello porto in giro per l’Italia l’immagine del nostro Abruzzo».A raccontare storia, aneddoti e curiosità della maschera che, da simbolo del Carnevale di Francavilla, adesso...

FRANCAVILLA. «Con Patanello porto in giro per l’Italia l’immagine del nostro Abruzzo».
A raccontare storia, aneddoti e curiosità della maschera che, da simbolo del Carnevale di Francavilla, adesso vuole diventare riferimento regionale, è chi quella maschera la fa vivere, non solo durante il periodo di festa, ma tutto l'anno.
Giovanni Di Piazza, 56 anni di Ortona, burattinaio, cantastorie, artista di mestiere e amante della commedia e dell’arte è l'uomo che dal 2015 ha prima rivisto, e poi fatto crescere la figura di Patanello, non solo in città: «Per tanti anni ho studiato la Maschera di Patanello. La prima volta l’ho vista in uno spettacolo in televisione, ma rispetto al contesto aveva un ruolo troppo marginale. In quel momento è scoccata la scintilla che ha acceso il fuoco». E allora racconta nel dettaglio: «Attualmente faccio circa 20 spettacoli l’anno. L’ho portato a Pescara, all’Aquila, a Chieti, ma anche all'Expo di Milano nel 2015», racconta Di Piazza con orgoglio. «Patanello è un personaggio che ha le sue caratteristiche: non ha voglia di lavorare, adora il cibo, gli piace fare scherzi ma soprattutto con il suo ombrello e la sua valigetta porta sempre con sé l'Abruzzo intero». E spiega: «L'ombrello serve non solo per difendersi e tirare qualche “mazzata” quando serve, ma anche per proteggere le persone a cui è affezionato, tra cui Minella, la donna di cui è innamorato. Nella valigia, invece c'è racchiusa l'essenza abruzzese: lì dentro ci sono le montagne, il mare e la campagna, come racconta anche una poesia che recita in ogni spettacolo, insieme a tutto quello che identifica la nostra regione: dalle pallotte cacio e ov’ a sagne e ceci».
Spiega ancora Di Piazza: «La storia vuole che Patanello, nome che nasce da Zi Patano, era un ciabattino di fine '800 del paese alto a Francavilla, nonché aiutante del sacrestano. Per tanti anni però, la sua immagine è rimasta priva di personalità, per questo ho voluto dargli dei segni come l’ombrello e la valigia. L'interpreto dal 2015 e con il passare del tempo le persone si sono affezionate. Qualche anno fa un bambino mi ha detto “tu sei Patanello”. Per me quella è stata la soddisfazione più grande».
Per questo bisogna lavorare costantemente: «La gente si aspetta sempre qualcosa di nuovo: la personalità di una maschera la vedi anche da come si muove, da quello che dice. Il Carnevale è un periodo ricco di eventi che mi consentono di dare sfogo alla fantasia. Lavoro di getto, scrivendo appunti che mi vengono in mente guardando la vita di tutti i giorni. Ho già pronta una sorpresa per domenica prossima, quando il sindaco consegnerà a Patanello le chiavi della città. Ma non la svelo».
Quello che invece è certo è che la maschera del Carnevale francavillese è pronta per diventare immagine regionale: «Io penso che lo sia già diventata», dice senza indugio Di Piazza. «L'Abruzzo è una delle poche regioni senza una maschera di riferimento, ma con Patanello la soluzione è servita. Dobbiamo coltivare la nostra storia e le nostre tradizioni, nelle scuole e nei teatri. Prima nella nostra regione, poi fuori. E Patanello è un’icona che a modo suo può valorizzare la nostra terra». (a.d.s.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA .