Concorso per 8 vigili urbani, l’ex comandante Grippo: «Idonei in 143, è un’anomalia»

29 Dicembre 2025

L’attacco sulle graduatorie: «Solo 5 bocciati all’orale, così si crea un serbatoio di candidati pronti da spedire in tutta Italia»

PESCARA. Ex politici e parenti nei concorsi pubblici per i posti a tempo indeterminato in Comune. Ma non solo. Ora scoppia un nuovo terremoto politico a Palazzo di Città con la pubblicazione delle graduatorie per l’assunzione di otto vigili urbani. «Ci sono anomalie evidenti», svela l’attuale comandante della polizia locale di Roseto degli Abruzzi, Ernesto Grippo. Alla guida del comando pescarese nel 2006, poi a Vasto, Cesena e L’Aquila, Grippo non usa mezzi termini e punta il dito contro la graduatoria che vede in lizza per gli ambiti posti 143 idonei. Una lunga lista di nomi e cognomi, molti dei quali affini o omonimi di agenti di polizia locale già in servizio a Pescara e nei comuni limitrofi. «La platea di idonei appare eccessiva e pensare che si tratti di un opaco serbatoio a cui attingere non è poi così difficile», taglia corto. «Da sempre, inoltre, nei ruoli delle polizie locali transitano futuri istruttori amministrativi e contabili degli enti: cambi di profilo che liberano posti e alimentano le speranze, e le pressioni, dei 143 idonei. È tutto molto triste».

Dopo l’uscita dal predissesto finanziario, il Comune di Pescara è tornato ad assumere. Era giugno scorso quando dagli uffici di Palazzo di Città partivano tre “concorsoni” per l’assunzione a tempo indeterminato di tre funzionari e di un geometra. Proprio questi bandi hanno acceso il caso dei parenti in graduatoria per i posti nel Comune adriatico. Ma nello stesso mese, il 24 giugno, veniva pubblicato anche il bando per il reclutamento di otto unità con profilo professionale di istruttore di vigilanza (ex categoria giuridica C), da assumere a tempo pieno e indeterminato, con la riserva di tre posti per i volontari delle Forze armate (militari di truppa, ufficiali e ufficiali di complemento) e di un posto per gli operatori volontari che hanno concluso il Servizio civile. Con il corpo di polizia locale allo stremo e i sindacati a chiedere rinforzi per coprire i turni, al concorsone sono arrivate 660 domande.

«Alla prova preselettiva, con quiz a risposta multipla, si è presentato un numero molto inferiore di candidati, meno della metà», racconta Grippo, «e 225 hanno superato i quiz». Il secondo scaglione approda alla prova orale, dove vengono verificate anche le competenze di profilo psicologico e l’attitudine. «Ma dei 198 candidati presentatisi all’orale, 193 hanno superato la prova. Solo cinque bocciati», sottolinea il comandante. «Un dato che colpisce, anche alla luce dei criteri altisonanti indicati dalla Commissione, integrata da uno psicologo. Anche questa una novità tutta pescarese: lo psicologo non accerta l’idoneità o la non idoneità del candidato, ma attribuisce un punteggio».

A rendere il quadro ancora più opaco, secondo chi conosce a fondo i meccanismi dei concorsi nelle polizie locali, è la gestione dell’intera fase valutativa. «Un concorso per agenti dovrebbe selezionare, non promuovere in massa», osserva Grippo. «Qui, invece, si ha l’impressione che la prova orale sia stata svuotata della sua funzione principale: discriminare tra chi è realmente adatto al ruolo e chi no». L’anomalia più evidente resta il dato numerico: «193 promossi su 198 non sono una casualità», incalza il comandante, «ma il sintomo di un sistema che non ha voluto, o saputo, esercitare una selezione reale». Una promozione quasi generalizzata che stride con la complessità del ruolo dell’agente di polizia locale, chiamato a operare ogni giorno in contesti di conflitto, emergenza e forte pressione psicologica. Non convince neppure la scelta di attribuire un punteggio psicologico anziché un giudizio secco di idoneità.

«Lo psicologo non è un commissario come gli altri», rimarca Grippo. «La sua funzione dovrebbe essere quella di accertare l’idoneità o la non idoneità al servizio armato e al contatto con il pubblico, non di stilare una classifica della personalità». Un’impostazione che, di fatto, ha contribuito ad allargare ulteriormente la platea degli idonei. Così la graduatoria finale, invece di essere uno strumento eccezionale e limitato nel tempo, rischia di trasformarsi in un “serbatoio permanente” a disposizione non solo del Comune di Pescara, ma di enti di tutta Italia. «È l’aspetto più preoccupante», conclude Grippo, «perché una graduatoria così ampia diventa terreno fertile per scorrimenti, chiamate incrociate e mobilità mascherate che nulla hanno a che vedere con il merito».

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