Corso Vittorio pedonale Zazzara: no al progetto

24 Gennaio 2013

Il docente di Urbanistica boccia l’ipotesi di una strada nelle aree di risulta «Un asse per le auto taglierebbe in due la città, come faceva la vecchia ferrovia»

PESCARA. Il progetto del Comune di pedonalizzazione di corso Vittorio Emanuele continua a suscitare polemiche. Una sonora bocciatura è arrivata anche dal docente di Urbanistica dell’università D’Annunzio Lucio Zazzara.

«Un aspetto non secondario del progetto di pedonalizzazione del tratto centrale di corso Vittorio», dice Zazzara, «sarebbe quello dell'utilizzazione di un'ampia fascia dell'area di risulta per la realizzazione di un asse alternativo su cui deviare il traffico privato. Questo avrebbe due conseguenze: l'avvio di un processo di frammentazione dell'area di risulta con evidente compromissione di qualunque successiva visione progettuale organica; la realizzazione di un asse di grande traffico con caratteristiche antiurbane (in quanto conformato come puro tracciato di attraversamento) destinato a tagliare la città in due parti, un po' come faceva la vecchia ferrovia». «Questa visione ingegneresca che vorrebbe sostituire la strada storica del Corso con un asse tecnico», prosegue il docente, «trascura che la qualità dei grandi assi urbani, dai Boulevard alle Avenue, dalle Rambla ai tanti Corsi ottocenteschi italiani, è data proprio dalla progettazione di una sezione particolarmente ampia, tale da consentire la compresenza di diverse tipologie di mobilità: da quella pedonale a quella del trasporto pubblico e della veicolarità privata. Al corretto progetto della sezione stradale corrisponde sempre una grande attenzione al decoro, al disegno degli arredi e al sistema delle alberature, in modo da attribuire il massimo di immagine urbana e di rappresentatività all'architettura generale della grande strada».

«Distruttiva», avverte, «sarebbe l'introduzione di un nuovo asse pensato come un semplice raccordo, una "bretella"; una specie di nuovo Asse attrezzato portato a terra; un corpo estraneo alla città. Si tratterebbe di un taglio che tra allacci, raccordi e rotatorie occuperebbe non meno di un terzo dell'intera superficie dell'area di risulta, senza considerare le aree relitto, quei pezzi residuali praticamente inutili».

«Purtroppo», conclude, «le opere stradali di questo tipo rappresentano opere pubbliche facili e ad un costo relativamente basso, capaci di produrre un grande impatto nel rappresentare il piglio dell'Amministrazione. Molto più complesso ed impegnativo sarebbe presentarsi alla città con una visione del suo futuro, con una proiezione di medio-lungo termine a cui collegare un serio programma di rinnovo, offrendo a tutti la possibilità di conoscere e discutere ciò che inevitabilmente li riguarda».