Dall’Aquila a Siena nel segno del Palio 

Due ragazze di Guardiagrele diventano contradaiole

GUARDIAGRELE. No, sinceramente non me l'aspettavo. «Papà», mi dicono Nina e Ilaria, «sabato ci porti a Siena?». «A Siena?» rispondo con un’altra domanda. «Sì, a Siena», ribattono le mie due figlie, «dobbiamo battezzarci con la nobile contrada dell’Aquila». «Battezzarvi voi due?», replico con sommo stupore, «ma se non siete senesi e il Palio lo viviamo a malapena in piazza del Campo due volte l’anno come semplici spettatori! Come mai? E perché proprio con la contrada dell’Aquila?». «Perché», rispondono, «anche se siamo di Guardiagrele, da quel terribile 6 aprile 2009 è come se fossimo diventate figlie della città dell’Aquila distrutta dal terremoto. E per non dimenticare quella tragedia, onorare le 309 vittime, i 1.600 feriti e gli 80mila sfollati, al Palio di Siena, che si piace pazzescamente e dove ci porti due volte l’anno, nel nostro piccolo vogliamo sostenere la contrada dell’Aquila che è gemellata con il nostro capoluogo regionale». Come in un sillogismo, a una premessa cerco una necessaria conseguenza: e a un momento di legittima sorpresa, do seguito alla richiesta con un sorriso di fierezza mescolato a una sensazione di orgoglio. «Se avete deciso così, accetto per primo la vostra scelta. Va bene, sabato vi porto a Siena». Erano i primi di settembre 2016. E quel sabato 10 di tre anni fa - anticipando di due giorni la ricorrenza che la chiesa cattolica dedica al nome Santissimo di Maria, patrona della contrada - partiamo per il capoluogo toscano: destinazione il fontanino di piazza Postierla, ai quattro Cantoni, come la zona viene definita in città. Intorno alle 18, accompagnate dal passo della Diana dei tamburi, Nina, 14 anni all’epoca, e Ilaria, 11, ricevono il battesimo dal priore della contrada, Fiamma Cardini, - affiancata dal capitano Marco Lorenzini - insieme ad altri contradaioli e diventano “aquiline” a tutti gli effetti, infilando al collo il foulard giallo oro con liste nere e azzurre e con al centro l'aquila imperiale.
IL RITO E LO STATUTO
“Nel segno dell’Aquila, regina degli spazi, dominatrice dei cieli, usa a fissar lo sguardo nel sole”, è scritto nell’atto che, con tanto di sigillo in ceralacca, il priore consegna alle ragazze e che ufficializza il loro battesimo, “nel nome della contrada del Casato, prima tra tutte le Campo, ti accolgo e ti consacro aquilino per tutta la vita invocando l’intercessione potente della nostra patrona e signora Maria Santissima. L’Aquila formula per te l’auspicio che nel corso di una lunga serena esistenza tu possa gioire tante volte per la vittoria e la gloria della nostra invitta bandiera”. Lo statuto della contrada, che va incontro alla richiesta delle mie figlie, sostiene infatti che “appartengono alla nobile contrada dell’Aquila e hanno diritto al battesimo contradaiolo tutti i nati nel territorio della contrada, nonché tutti coloro che, pur non nascendovi, siano ad essa legati per tradizione familiare o per adesione spontanea”.
GEMELLAGGIO E SCULTURA
Tra la contrada e il capoluogo abruzzese ci sono state diverse iniziative in sessant’anni di legame. Nel 1957 iniziò il gemellaggio che dette luogo a numerosi incontri a Siena e a L’Aquila. Il grande altorilievo di bronzo che sfoggia accanto all’oratorio della contrada, in via Casato di Sotto, realizzato dallo scultore riminese Elio Morri, donato nel 1963 dall’Ente provinciale del turismo dell’Aquila e inaugurato il 27 ottobre di quell'anno, testimonia la fratellanza tra la contrada e la città dell’Aquila. L’opera raffigura una donna nel tipico costume di Scanno: ai suoi lati sono incisi alcuni monumenti della provincia aquilana tra i quali la Fontana delle 99 cannelle e la basilica di Collemaggio. Per quella inaugurazione fu realizzato anche un opuscolo che porta questo scritto: “L’Aquila scioglie l’antico voto e realizza un’aspirazione di generazioni, innalzando un civico segno di amore alla diletta Siena su la piazza di Postierla ove sire Carlo V, addì 24 aprile dell’anno del Signore 1536, concesse alla contrada il titolo di nobile e gli attributi imperiali sull’insegna color oro. Nello stesso giorno, in un palpito di cuori e vessilli, la delegazione della sorella terra d’Abruzzo, auspice l’Ente provinciale del turismo dell’Aquila, dona il simbolico altorilievo che lo scultore Morri ha gittato nel bronzo con bravura pari alla luminosa ispirazione. Questo attestato di rinnovata solidale amicizia dirà ai venturi la fraternità di cuori e di popolo che lega alla nobile contrada dell’Aquila la gente di Abruzzo forte e gentile”.
ARCIVESCOVO E PRIORE
Dallo statuto della contrada viene fuori, poi, una particolarità per il nostro capoluogo regionale: all’articolo 72 è scritto che “l’arcivescovo pro-tempore della città di L’Aquila d’Abruzzo, gemellata con la nobile contrada dell’Aquila, è il “correttore spirituale d’onore della contrada”. Gli è concessa la facoltà di innalzare nella cattedrale aquilana il vessillo della nostra contrada e di porre nei propri atti ufficiali il titolo di “Spiritualis corrector””. Perché a Siena, Palio e cattolicesimo viaggiano a braccetto. Non va infatti trascurato che il “correttore della contrada, sacerdote ordinato dalla chiesa cattolica, è nominato dal seggio su proposta del provveditore all’oratorio. È il padre spirituale del popolo della contrada dell’Aquila. Il suo ministero si estende sulla comunità della contrada nel rispetto delle tradizioni e della natura religiosa della medesima. Provvede alla celebrazione delle funzioni religiose. Benedice il cavallo e il fantino prima della corsa del Palio”. Lo scorso 3 aprile, poi, in occasione del decennale del terremoto, il nuovo priore, Francesco Squillace, inviò una lettera al sindaco Pierluigi Biondi. “A un decennio di distanza dalla tragica notte del sisma”, scrisse il massimo rappresentante della contrada, “sono a manifestare la vicinanza del seggio e di tutto il popolo della nobile contrada dell’Aquila, alla città dell’Aquila, cui ci lega fin dal lontano 1957 un profondo vincolo di amicizia. Voglio rimarcare la nostra volontà di testimoniare e rinnovare nel tempo il legame con il capoluogo abruzzese e con la sua gente forte e gentile, nella speranza che via sia presto la possibilità di incontrarsi per rinsaldare il gemellaggio che unisce la nobile contrada dell’Aquila e la città dell’Aquila”.
DONNA E “NONNA”
Nell’anno di inizio del gemellaggio, un fatto portò la contrada sulle cronache mondiali: una donna, Rosanna Bonelli, detta “Rompicollo”, corse il Palio col giubbetto dell’Aquila con la cavalla Percina. La Bonelli vinse tre prove ma nel giorno del Palio cadde al secondo giro, nella tremenda curva di San Martino: era in terza posizione. A oggi i palii vinti dalla contrada sono 24. L’ultimo risale a 27 anni fa: era il 3 luglio 1992, con il cavallo Galleggiante e il mitico fantino Andrea De Gortes detto “Aceto”. Tanto basta per immaginare la fame di vittoria che contraddistingue il popolo della bandiera giallo oro: alla cosiddetta “carriera” di domani, infatti, l’Aquila si presenta con l’appellativo di “nonna”, la contrada che da più anni non vince l’ambito trofeo. La corsa dello scorso luglio non è andata bene. Ma ora ci riprova. La sorte nell’estrazione di martedì scorso gli ha assegnato il cavallo Tottugoddu, castrone del 2012, debuttante. Il fantino scelto è Stefano Piras, 33 anni, anche lui al debutto al Palio. E Nina e Ilaria saranno ancora una volta lì, in piazza del Campo, con al collo il foulard del giorno del battesimo a sostenere la contrada dell’Aquila per la città dell’Aquila. Loro due che sono nate e vivono in provincia di Chieti.
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