PESCARA

Daniele Toto a processo per bancarotta

L’ex parlamentare rinviato a giudizio insieme al padre e alla madre per il fallimento di tre ditte di famiglia

PESCARA. Aveva chiesto alla Corte di Cassazione di spostare da Pescara il processo per una presunta bancarotta fraudolenta, ma la Cassazione ha detto no e ieri è arrivato il rinvio a giudizio. Il prossimo 17 luglio, l’ex deputato Daniele Toto sarà chiamato in aula per l’inizio del processo sulla presunta bancarotta di tre ditte di famiglia, la Libra, la Argo e la Fidelio, tutte con sede a Manoppello. Rinviate a giudizio anche altre tre persone, il padre dell’ex parlamentare, Mario Toto, la madre Luciana Cipressi e il rappresentante legale Giovanni Di Patrizi mentre la posizione della commercialista di Parma, Giovanna Zamparelli, è stata stralciata e finirà al centro di un altro procedimento.

In base alla richiesta di rinvio a giudizio, firmata dal procuratore Cristina Tedeschini e dalla pm Barbara Del Bono, Toto in qualità di ex socio di maggioranza di una delle ditte è accusato di aver distratto 10 mila euro e una Lancia Thema dal valore di 25.620 euro. Il giudice Antonella Di Carlo ha ammesso anche la costituzione di due parti civili: la curatela fallimentare della Libra, assistita dall’avvocato Paolo Sardini, che ha chiesto un risarcimento danni di 8 milioni di euro, e il legale Fabio Di Paolo, in quanto non gli sarebbero state pagate parcelle per circa 10 mila euro.

L’udienza di ieri è cominciata la con la presa d’atto della decisione della Cassazione: Toto - eletto alla Camera dei deputati nel 2008 con il Pdl di Berlusconi, poi passato a Fli con Fini fino a diventare coordinatore del Partito liberale (incarico terminato nel 2015) - si era rivolto proprio alla Cassazione con un’istanza di remissione del processo. Secondo Toto, il procedimento penale avrebbe dovuto essere «rimesso ad altro tribunale» in quanto, a Pescara, ci sarebbe stato il «pericolo concreto della non imparzialità» dei giudici perché lo stesso Toto, 5 anni fa, criticò «fortemente» procura e tribunale sull’uso delle intercettazioni telefoniche in un’inchiesta sull’ex assessore regionale Italo Mileti, poi assolto. «Non vi è dubbio», aveva sostenuto Toto in Cassazione, «che la condotta dello scrivente abbia provocato malcontento ed inquietudine nei singoli magistrati della procura e dell’ufficio del gip che si sono visti oggetto di procedimenti dinanzi al Csm e dinanzi alla procura competente di Campobasso». Ma la Cassazione ha definito il ricorso di Toto inammissibile. In aula Toto, assistito dall’avvocato romano Pasquale Scrivio, ha chiesto il non luogo a procedere ma la Di Carlo ha disposto i rinvii a giudizio.

In udienza, è andato in scena anche uno scontro sulla relazione dell’originario curatore fallimentare delle tre ditte dei Toto, Sergio Cosentino: la difesa di Toto ha contestato l’inserimento della relazione del commercialista nel fascicolo processuale mentre la curatela ha spinto per l’inclusione. La giudice ha bocciato l’eccezione di Toto: la relazione che passa al setaccio lo stato finanziario delle ditte, uno dei pilastri dell’inchiesta, farà parte degli atti del dibattimento.
In una memoria difensiva, la difesa dell’ex deputato aveva sottolineato che, nel fallimento, Toto «non solo è indagato per fatti e circostanze del tutto marginali e collaterali alla decozione societaria, ma è insinuato come creditore chirografario e preferenziale per oltre 270 mila euro». Per il tribunale, invece, i fatti saranno approfonditi nel processo.
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