il direttore della caritas

Don Marco (Caritas Pescara): aiutate i bisognosi, ma senza dare soldi agli incroci

Elemosina sì, elemosina no, ma come ci si deve comportare di fronte alla mano tesa, al semaforo o davanti al supermercato?

PESCARA. Elemosina sì, elemosina no, ma come ci si deve comportare di fronte alla mano tesa, al semaforo o davanti al supermercato?

Don Marco Pagniello, direttore della Caritas di Pescara, risponde senza giri di parole: «Io ai semafori non do soldi. La carità va fatta pensando al bene ultimo della persona, non per togliersi il fastidio di allontanare con una moneta la persona insistente».

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E spiega: «Non voglio dire che l’elemosina non si deve fare, anzi, il contrario. L’elemosina va fatta, ma stando attenti affinché dall’altra parte chi la chiede non si abitui al suo stato di povertà e trasformi l’accattonaggio in un lavoro. A chi mi chiede da mangiare offro un panino, o lo indirizzo alla mensa. Stessa cosa per chi mi chiede le medicine, gli indico chi può aiutarlo gratuitamente, cerco di vedere il suo bisogno. Perché poi non va dimenticato che dietro molti di loro c’è un vero e proprio mercato, tenuto in piedi da gente che nei propri paesi di origine ha ville e alberghi. Certo», precisa il sacerdote, «non bisogna massificare e fare di tutt l’erba un fascio. Ci sono persone che chiedono l’elemosina davanti al supermercato e che sono pronte a correre se qualcuno invece dell’elemosina gli offre un lavoro. Perché la carità va fatta, sì, ma sempre guardando al bene ultimo della persona».

Su una questione, però, don Marco è intransigente, ed è l’uso dei bambini. «Non permettiamo che i minori siano utilizzati per intenerire i passanti, piuttosto segnaliamo subito chi lo fa a chi di dovere. perché quello è un abuso, è qualcosa di gravissimo, i bambini non possono e non devono stare in strada, considerando anche, com’è successo in passato, che il bambino spacciato per il proprio figlio spesso non lo è. Ma il problema dell’accattonaggio», conclude il direttore della Caritas, «non può essere risolto da Pescara, ma dalla politica nazionale».

(s.d.l.)

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