E venerdì 18 scatta la grande mobilitazione

14 Ottobre 2024

Già prenotati otto pullman dall’Abruzzo per Roma. Ranieri (Cgil): «Vogliamo certezze da Tavares»

L'AQUILA. Scatta la grande mobilitazione dei metalmeccanici.
Cgil, Cisl e Uil, unitamente alle sigle del terziario collegato all'automotive - mense, logistica e servizi - hanno indetto per venerdì 18 ottobre uno sciopero unitario in difesa del settore auto, con manifestazione a piazza del Popolo, a Roma.
I sindacati chiedono «nuove politiche industriali di investimento per la difesa dell'occupazione e il superamento della precarietà, per l'aumento del potere di acquisto e la tutela del lavoro». Al centro della protesta la crisi dell'automotive, in particolare di Stellantis, che ha dirette ripercussioni anche in Abruzzo.
«Aderiremo allo sciopero, proclamato unitariamente», afferma Carmine Ranieri, segretario generale Cgil Abruzzo e Molise, «stiamo organizzando otto pullman che partiranno da diverse zone della regione. Dall'Abruzzo porteremo a Roma circa 400 manifestanti. La crisi dell'automotive riguarda non solo il settore metalmeccanico, ma tutto l'indotto, dalle pulizie, alle mense ai trasporti. Un comparto fondamentale per la nostra regione e per l'economia abruzzese».
A preoccupare le organizzazioni sindacali è la vertenza Stellantis «che crea un'enorme crepa per l'economia abruzzese», continua Ranieri, «i danni derivanti dalla scarsa produzione di auto si riflettono sulla componentistica meccanica e chimica, sulla logistica e tutti i servizi collegati».
Dopo lo sciopero generale, Cgil, Cisl, Uil incontreranno l'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, che aveva richiesto un confronto preventivo. Ma i sindacati hanno rimandato il faccia a faccia a dopo il 18. «Lo sciopero generale ci sarà», rimarca Ranieri, «in troppe occasioni sono state fatte promesse disattese. Vanno fornite garanzie sul mantenimento dell'occupazione nei siti produttivi, compreso lo stabilimento di Atessa. Chiediamo la presentazione di un piano industriale che fornisce certezze». Tavares, in una recente audizione in Parlamento, dopo più di due ore di confronto a Montecitorio, ha assicurato: «Non abbiamo l’intenzione di lasciare l’Italia. Per questo teniamo i nostri impianti e per questo non li vogliamo vendere ai cinesi». Ma questo non è bastato a fermare la macchina della mobilitazione, che culminerà con lo sciopero di venerdì. L’industria automobilistica sta vivendo un momento importante di transizione verso l’elettrico. «Ma un’automobile elettrica costa il 40% in più, i clienti la vogliono allo stesso prezzo delle tradizionali», ha affermato Tavares specificando che «quando mancano gli incentivi, come in Germania e in Italia, le vendite crollano. Nonostante questo non lasceremo l'Italia». Rassicurazioni che non convincono le organizzazioni sindacali: «Vogliamo certezze», conclude Ranieri, «scenderemo in piazza per questo». (m.p.)