Falsificate le firme di Cordoma

Tra gli omessi controlli a Villa Pini spuntano cartelle contraffatte

PESCARA. Un «medico di base, senza alcuna esperienza e competenza professionale in materia tecnico-amministrativo- sanitaria» e con una prepazione «non molto maggiore» di una laureata in Lettere. Ma anche un ispettore della sanità truffato perché le sue firme sono state falsificate.

È la doppia faccia del sindaco Pdl di Montesilvano Pasquale Cordoma secondo la procura di Pescara: se è vero che Cordoma ha controllato e validato i crediti vantati da Villa Pini, tra il 2004 il 2005, senza conoscere il significato di termini come «Sdo» e «Drg», ignorando «quali erano le discipline per le quali la casa di cura era accreditata» e tralasciando che la moglie era assunta a contratto proprio a Villa Pini, è vero anche che parte delle sue firme è stata contraffatta. 

La storia di Cordoma controllore «non diligente» della sanità privata è tornata d'attualità dopo l'audizione del procuratore capo Nicola Trifuoggi e dei pm Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio nella commissione d'inchiesta del Senato sulla sanità: un'audizione, cinque giorni fa, che ha riaccesso lo scontro politico. Il senatore Idv Alfonso Mascitelli, vicepresidente della commissione, ha chiesto a Cordoma di dimettersi. Il segretario provinciale Pd Antonio Castricone ha attaccato la procura e si è chiesto come mai Cordoma non abbia mai ricevuto nemmeno un avviso di garanzia per l'attività a Villa Pini. Cordoma, coinvolto in altre cinque inchieste, ha replicato così: «Forcaioli». 

Ma cosa dicono i verbali della procura? Interrogato il 17 gennaio 2008, «Cordoma ha, decisamente e con certezza, disconosciuto le proprie firme negando di aver mai sottoscritto i modelli C1 e C2 allegati al Drg 1.326. Risentito dalla finanza, Cordoma ha disconosciuto ancora queste firme che, in effetti, ictu oculi, appaiono difformi da quelle del dottor Cordoma». È anche per questo doppio ruolo, ispettore medico che ha passato al setaccio le sole cartelle che ha trovato sulla scrivania - «Trovavamo un notevole numero di cartelle selezionate con un criterio casuale. Non so dire chi materialmente portasse le cartelle in quanto provenivano anche dalle strutture ubicate all'Aquila e ad Avezzano», così ha riferito negli interrogatori - e di controllore raggirato, che Cordoma non è stato indagato. Al pm Bellelli, ha rivelato: «Non sono sicuro che i dati riportati nelle certificazioni che mi sono state appena mostrate siano quelli da me effettivamente rilevati durante la mia attività ispettiva». Questo il commento dei magistrati: «Indirettamente, Cordoma, sempre molto schietto nella propria deposizione, ci ricorda che egli in sede ispettiva ha rilevato i dati sul campione esaminato, non sulla globalità delle prestazioni. Probabilmente, per questo, Pierluigi Cosenza ha poi falsificato le sue firme sulle certificazioni sulle quali è riportata la valorizzazione dell'intero fatturato, perché Cordoma, onestamente, non avrebbe rilasciato una certificazione relativa alla valorizzazione economica di un controllo fatto sul cinque per cento estesa al 100 per 100 delle prestazioni». (p.l.)

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