Fatture false milionarie Nei guai due pescaresi

Sono l’ex amministratore e un dipendente della società marchigiana al centro dell’imponente frode fiscale scoperta dalla Guardia di finanza di Ascoli

PESCARA. Un giro di fatture false per 226 milioni di euro e sette persone denunciate: sono i numeri dell’operazione «Best price» della Guardia di finanza di Ascoli Piceno che ha individuato un sistema di «frode carosello chiuso» in cui sono risultati protagonisti, oltre a imprenditori nazionali tra cui due pescaresi, anche operatori commerciali della Polonia e del Portogallo. In totale sette persone che, secondo l’accusa, avrebbero fatto parte di una organizzazione dedita a reati di natura economica e finanziaria. Si tratta di F.O. 38 anni residente a Spoltore, O.D.M. 51 anni di Pescara; M.P. (42) di Vicenza); A.G. (38) di Padova; N.P. (52) di Parma, domiciliato in Portogallo; O.S. (38 ) di Catania; S.B. ungherese di 24 anni: tutti devono rispondere di associazione per delinquere e, a vario titolo, di utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, occultamento/distruzione di scritture contabili.

Secondo quanto portato alla luce dai finanzieri della Brigata di Porto San Giorgio diretti dal luogotenente Giuseppe Farina, la cosiddetta frode carosello si realizzava attraverso una triangolazione di prodotti informatici che uscivano fittiziamente dall’Italia, con tanto di fatture false, per poi rientrare, sempre fittiziamente, ma «alleggeriti» dell’ Iva. In questo caso, l’azienda capofila individuata a Roma simulava la cessione di prodotti informatici verso Paesi europei, in particolare in Polonia, emettendo relative fatture. In realtà, però, i beni non si muovevano, l’esportazione, apparentemente regolare, era infatti solo fittizia. E qui scattava la frode: quegli stessi beni, tra cui gli smartphone di ultima generazione, nel frattempo rientravano in Italia acquistati sulla carta da imprese cuscinetto (che non avevano nè magazzini nè strutture organizzative adeguate) e reinseriti sul mercato a prezzi notevolmente inferiori. È proprio dopo le verifiche fiscali avviate su una di queste imprese cuscinetto, a Porto Sant’Elpidio, che hanno preso il via le indagini quando i finanzieri hanno scoperto le fatture false, che non era stata versata l’Iva e che erano state distrutte le scritture contabili. È qui che si inseriscono i due abruzzesi: secondo l’accusa lo spoltorese F.O. avrebbe svolto il ruolo di amministratore unico della società di Porto Sant’Elpidio da dicembre 2009 a dicembre 2011, mentre il pescarese O.D.M. ne sarebbe risultato dipendente.

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