Fernandez: «Che ingrati i raccomandati dell’Arta»

La squadra mobile scopre lo sfogo al telefono del dirigente finito ai domiciliari «I precari hanno il lavoro per grazia ricevuta, i concorsi creati per loro»

PESCARA «Questa è una generazione che, alla fine, non ha combattuto per il lavoro. Bene o male, se l’è ritrovato per grazia ricevuta. Hanno fatto i precari, i precari per un po’ di tempo e, poi, sono stati... sistemati con i concorsi, tutto sommato, creati per loro». Intercettato dalla squadra mobile di Pescara, parla così al telefono Antonio Fernandez, direttore amministrativo dell’Arta, 56 anni di Teramo, finito agli arresti domiciliari il 23 aprile scorso e tornato libero un mese e 2 giorni più tardi.

Accusato di abuso d’ufficio, tentata concussione, corruzione, falso e rivelazione di segreti nell’inchiesta su presunti concorsi truccati e favori negli appalti pubblici dell’ente che controlla mare, fiumi e aria che respiriamo, Fernandez rivela che è quasi una «consuetudine» raccomandare i propri protetti.

È quanto emerge da un rapporto della Mobile lungo 113 pagine e mandato al pm Gennaro Varone. Telefonata. Sono le 8,20 del 18 maggio dell’anno scorso quando Fernandez parla con Romana Cialfi, ex capo del dipartimento dell’Arta dell’Aquila, non indagata. Una telefonata confessione, secondo polizia e procura: i 2 si lamentano perché non ci sono più i raccomandati di una volta. Quelli di oggi, raccontano, «non ti dicono nemmeno grazie». Fernandez: «Cioè tu ti ammazzi e, poi, alla fine, dici ma per che cosa sto lavorando? Veramente, alle volte, ’sto fare è ingrato totalmente e non gliene frega, dopo che è entrato». Fernandez: «... eh, ha dimenticato». Cialfi: «Eh, è entrato! Quanto ho fatto io per far entrare R.? Ma tutti quanti, oh, avessero detto grazie! Tu, mo’ lo sai quante volte ti ho rotto le palle». Fernandez: «Sì, R. m’ha fatto la domandina per fare l’upg (ufficiale di polizia giudiziaria, ndr), manco è arrivato, manco è entrato in ruolo e già vuole fare l’upg». «Precari sistemati».

Nella telefonata, si parla dei precari «sistemati» negli uffici: posti di lavoro «non meritati», è la tesi della Mobile, guidata dal dirigente Pierfrancesco Muriana. Fernandez: «Hanno fatto i precari, i precari per un po’ di tempo e poi sono stati...». Cialfi: «Sono stati sempre pagati». Fernandez: «... sistemati con i concorsi, tutto sommato, creati per loro». Cialfi: «Creati per loro, perché noi non lo diciamo, ma, eh, i concorsi, giustamente, dopo 7 anni che uno è stato, là ha diritto di entrare, capito?». Amicone. Alle 8,32, Fernandez parla pure del direttore generale Mario Amicone, 66 anni di Miglianico, indagato per abuso d’ufficio anche se la sua posizione potrebbe essere archiviata. Questa la sintesi della polizia: Fernandez racconta che Amicone «“il suo stipendio se lo guadagna” e, a differenza del predecessore Gaetano Basti, si legge tutto e si è accorto che “ci sono un sacco di lacci e laccioli, leggi e circolari per cui non può fare nulla perché la burocrazia regionale ha pregiudizi verso l’Arta”». Regione. Nella conversazione, Fernandez si lamenta proprio della Regione: «Mamma mia», dice, «lo vedi che ambiente di cavolo che c’è alla Regione?». Politica e sfascio. Fernandez parla della politica: «Si è sfasciato tutto, si è sfasciato tutto», protesta. Il dirigente spera nelle prossime elezioni: «Sì, sì, cercano di cambiare il vento. Guarda che il vento dovrebbe cambiare», avverte. Ma Cialfi non ci crede tanto: «... hanno rimesso, ma pure questo Bersani, invece di mettersi a dire “noi siamo bravi”, comincia a dire “mo’ rifaremo meglio, facciamo tutto”. Invece, niente».

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