Festival dannunziano troppo costoso anche l’Udc dice no

Aumentano le richieste di bloccare la manifestazione dissensi anche nel Pdl, Mascia sempre più solo

PESCARA. Il Festival dannunziano, la manifestazione che l’amministrazione comunale organizza ogni estate da due anni a questa parte per ricordare il Vate, costata nel 2011 317.342 euro, non si deve fare quest’anno. Sono sempre di più le forze politiche, non solo dell’opposizione, ma anche della maggioranza, che chiedono al sindaco Mascia di sospendere l’iniziativa per risparmiare denaro e utilizzarlo per altri scopi considerati più utili. Ieri, anche il capogruppo dell’Udc Vincenzo Dogali ha lanciato un appello al primo cittadino affinché rinunci al Festival.

«In questo periodo di crisi», ha detto, «dobbiamo essere tutti delle formiche. Se in una famiglia non ci sono i soldi per comprarsi un vestito, si rimanda la spesa all’anno successivo. La stessa cosa si deve fare con il Festival dannunziano, che prevede spese a carico del Comune per oltre 240mila euro». La richiesta appare ancora più sorprendente se si considera che l’Udc è il partito di riferimento dell’assessore alla cultura Giovanna Porcaro, voluta fortemente da Dogali in giunta.

Ma non sono solo i centristi a pensarla così. All’interno del Pdl cominciano a registrarsi dei dissensi. «Non è il momento per proporre manifestazioni del genere, in un periodo in cui le amministrazioni pubbliche applicano tagli alle spese», ha osservato il consigliere del Pdl Renato Ranieri, nonché presidente della commissione Finanze, «ben venga il Festival se ce lo possiamo permettere, ma mi sembra una spese superflua». Tempo fa si era espressa contro la manifestazione Pescara futura, la lista civica di Carlo Masci, sempre della coalizione di centrodestra. «Il Festival dannunziano», aveva affermato il capogruppo Amedeo Volpe, «nell’edizione dello scorso anno ha prodotto assai poco per la città, a fronte di un eccessivo esborso di denaro pubblico. Va quindi ripensato, in caso contrario saremo costretti a votare contro». «Per spirito di collaborazione verso la coalizione e verso lo stesso sindaco Mascia», aveva aggiunto Volpe, «lo scorso anno abbiamo appoggiato la realizzazione del Festival, ma non si può continuare su questa strada». Dello stesso avviso il consigliere di Fli Giuseppe Bruno: «Sono d’accordo con Dogali, il Festival si rifà quando ci sono i soldi».Un chiaro messaggio ad Albore Mascia che vorrebbe organizzare la manifestazione anche quest’anno. E il primo cittadino appare sempre più solo. «Il Festival viene ufficialmente proposto dall’assessore alla cultura», ha rivelato la lista civica di Masci, «mentre in realtà viene gestito direttamente dal sindaco e dal suo gabinetto in un clima di autoreferenzialità. Questo è stato il primo motivo di contrasto tra l’allora assessore alla cultura Elena Seller e Pescara futura, che pure l’aveva indicata per quel ruolo». A suscitare dissensi sono i costi per questa manifestazione, che prevede, tra le varie spese, anche alcune consulenze. Lo scrittore Giordano Bruno Guerri ha ricevuto l’incarico, prima per 90.000 euro e poi per 45.000, di curare l’immagine della città, ma lo scorso anno si è occupato anche del Festival. Il suo compenso non rientra ufficialmente tra le spese per la manifestazione. Nella lista dei costi figurano, invece, l’incarico all’Ente manifestazione pescaresi per organizzare eventi e spettacoli, 240.000 euro; le collaborazioni di Angelucci e Console, rispettivamente, 15.400 e 13.200 euro; la comunicazione istituzionale, 23.400. E poi tutte le altre spese non comprese nel contratto dell’Ente manifestazioni: concerto di musica classica all’Aurum, 8.500; acquisto di un palco, 11.400; rappresentazione di un’opera lirica, 2.500; vigilanza per la mostra dedicata ai vestiti del Vittoriale, 2.942.

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