Finti pacchi bomba contro la pm: il caso passa a Campobasso 

Al vaglio della Mobile la posizione dell’unica sospettata. Si analizzano computer, scarpe e documenti di Lo Russo

PESCARA. Sarà il sostituto procuratore Elisa Sabusco ad occuparsi dell’inchiesta sui cinque falsi pacchi bomba posizionati in altrettanti punti strategici della città mercoledì scorso, e delle minacce al pm di Pescara Rosangela Di Stefano contenute nei volantini che accompagnavano quei pacchi. Come anticipato, tutto il fascicolo finora confezionato dal sostituto pescarese Salvatore Campochiaro, comprensivo delle indagini svolte fino a ieri, e quindi anche delle importanti riprese delle telecamere delle zone interessate, che raffigurano una donna, quale “postina” di quelle che fortunatamente si sono rivelati falsi ordigni, è stato ufficialmente trasmesso dalla procura di Pescara a quella di Campobasso, competente per le questioni che riguardano i magistrati del capoluogo adriatico.

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Il capo della squadra mobile di Pescara, Dante Cosentino, che sta conducendo la delicata indagine, ha già preso contatti con il magistrato Sabusco che diventa a tutti gli effetti l’unico titolare di questa inchiesta. Sarà a lei che gli investigatori pescaresi (coadiuvati nelle indagini anche dai carabinieri) dovranno fornire adesso ogni ulteriore sviluppo sulle indagini che vanno avanti celermente, per arrivare a chiarire soprattutto la posizione dell’unica sospettata, che al momento risulta essere Daniela Lo Russo, originaria di Manfredonia, imputata in un processo per tentato omicidio, nel quale Di Stefano sostiene l’accusa e che è ormai arrivato alle battute finali, con la discussione che dovrebbe tenersi il 21 ottobre.
All’individuazione della Lo Russo, che lo stesso giorno del ritrovamento dei pacchi depositati davanti al portone dell’abitazione del magistrato pescarese, in tribunale, davanti al presidio sanitario di via Rieti, alla Camera di Commercio e davanti alla caserma dei carabinieri di via Savonarola, è stata oggetto di una perquisizione in casa e nel suo ufficio (sono stati portati via due computer un paio di scarpe e altri documenti che dovranno essere esaminati) e che risulta essere indagata, almeno stando alla informativa della polizia, per minacce aggravate, interruzione di pubblico servizio (tutti gli uffici pubblici interessati sono stati evacuati per alcune ore) e procurato allarme.
Si diceva dell'importanza delle riprese delle telecamere delle zone interessate, nelle quali viene raffigurata una donna che, nelle primissime ore della mattinata di mercoledì deposita le buste alle quali erano attaccati volantini con minacce e insulti al pm Di Stefano. Dalle immagini si vede una donna vestita di nero, con gonna lunga fino ai piedi, mascherina chirurgica e grossi occhiali da sole, con una sorta di burka, che posiziona le buste davanti ai cinque obiettivi che, a dire dell’attentatore, sarebbero da lì a poco saltati in aria. Gli uomini del dirigente Cosentino lavorano senza sosta per acquisire ogni elemento utile a confermare l'identità della donna mentre il pm preso di mira al momento viene controllato 24 ore su 24, così come la sua abitazione. Rosangela Di Stefano, come detto, sostiene l'accusa contro Daniela Lo Russo e suo figlio Michele Gruosso, accusati di tentato omicidio per aver somministrato massicce dosi di Coumadin, un potente farmaco anticoagulante, al suo secondo marito. Una coincidenza, quella delle minacce al pm nel giorno che poteva essere decisivo per arrivare alla sentenza in tribunale (dove l'imputata non si è presentata perché si è fatta ricoverare in ospedale dopo la perquisizione), che fece indirizzare in tempo record le indagini proprio su Lo Russo. Adesso, spetta al sostituto Elisa Sabusco, della Procura di Campobasso, decidere su eventuali provvedimenti da adottare qualora le indagini della polizia dovessero confermare l'effettivo coinvolgimento della donna nella vicenda.
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