Finto kamikaze sulla linea 38
Un tunisino tra la gente: «In nome di Allah siete morti»
PESCARA. «In nome di Allah siete morti», bofonchia un tunisino. Ed è panico sulla linea 38 della Gtm. L’autista ferma l’autobus e chiama i carabinieri. Il magrebino non ha nessuna bomba, ma si becca una denuncia per interruzione di servizio pubblico.
Sono quasi le 12 di venerdì quando scatta l’allarme attentato terroristico a Pescara. Allarme subito rientrato e del tutto inesistente, ma che ha movimentato la giornata di viale Bovio e dei carabinieri di Pescara.
Tutto avviene sull’autobus della Gtm in servizio sulla linea 38. A far scattare il panico è una frase pronunciata a mezza voce da un nordafricano. Non è chiaro a chi si rivolgesse, né in che contesto l’abbia pronunciata, ma una cosa è certa: ha creato paura, tanta paura.
Quel «in nome di Allah siete morti» ha risvegliato le più recondite paure dei passeggeri dell’autobus. La loro mente è corsa subito alle immagini di morte e distruzione che arrivano da ogni parte del mondo. E, visto che a biascicare quelle terribili parole era un extracomunitario, bollarlo per fondamentalista islamico è stato un attimo.
Alcuni passeggeri si sono allarmati e hanno avvertito l’autista. Questo, spaventato, ha fermato l’autobus. In quel momento passava in viale Bovio una pattuglia di carabinieri che è dovuta intervenire per riportare la calma.
I militari hanno fermato il presunto, molto presunto, attentatore. È un tunisino che vive in città con un regolare permesso di soggiorno. Ha una quarantina di anni ed è sposato con una donna italiana. Una persona normale che forse è lui stesso vittima, forse la prima, della psicosi attentati. Perquisito dai carabinieri, addosso aveva tutto eccetto che bombe o altri oggetti che potessero ricondurre a un’ipotesi di attentato.
«È una vicenda che si è conclusa in poco tempo e che non ha causato alcun problema», sottolinea il maggiore Pasquale Del Gaudio. «Il tunisino si è limitato a bofonchiare delle frasi che hanno creato dell’allarmismo. Qualche passeggero si è spaventato, ma nulla di più. Siamo intervenuti, abbiamo chiarito la situazione e l’incidente è stato subito chiuso».
Non a caso il tunisino è stato solo denunciato: l’accusa è interruzione di pubblico servizio.
In pratica il nordafricano rischia sino a un anno di carcere per aver detto a mezza voce una frase che ha scatenato il panico. La sua unica colpa è quella di aver creato un allarme ingiustificato che ha causato un ritardo nell’autobus.
La sensazione è che ingiustificata sia anche la paura dei passeggeri dell’autobus. È probabile che siano vittime della psicosi da 11 settembre. Leggende metropolitane e casi di allarmi ingiustificati si sono ripetuti un po’ in tutto il mondo dopo l’attentato alle Torri gemelle di New York e l’esplodere dell’emergenza terrorismo. Una cosa è però certa: venerdì a Pescara non c’è stato nessun rischio di attacco terroristico.

Sono quasi le 12 di venerdì quando scatta l’allarme attentato terroristico a Pescara. Allarme subito rientrato e del tutto inesistente, ma che ha movimentato la giornata di viale Bovio e dei carabinieri di Pescara.
Tutto avviene sull’autobus della Gtm in servizio sulla linea 38. A far scattare il panico è una frase pronunciata a mezza voce da un nordafricano. Non è chiaro a chi si rivolgesse, né in che contesto l’abbia pronunciata, ma una cosa è certa: ha creato paura, tanta paura.
Quel «in nome di Allah siete morti» ha risvegliato le più recondite paure dei passeggeri dell’autobus. La loro mente è corsa subito alle immagini di morte e distruzione che arrivano da ogni parte del mondo. E, visto che a biascicare quelle terribili parole era un extracomunitario, bollarlo per fondamentalista islamico è stato un attimo.
Alcuni passeggeri si sono allarmati e hanno avvertito l’autista. Questo, spaventato, ha fermato l’autobus. In quel momento passava in viale Bovio una pattuglia di carabinieri che è dovuta intervenire per riportare la calma.
I militari hanno fermato il presunto, molto presunto, attentatore. È un tunisino che vive in città con un regolare permesso di soggiorno. Ha una quarantina di anni ed è sposato con una donna italiana. Una persona normale che forse è lui stesso vittima, forse la prima, della psicosi attentati. Perquisito dai carabinieri, addosso aveva tutto eccetto che bombe o altri oggetti che potessero ricondurre a un’ipotesi di attentato.
«È una vicenda che si è conclusa in poco tempo e che non ha causato alcun problema», sottolinea il maggiore Pasquale Del Gaudio. «Il tunisino si è limitato a bofonchiare delle frasi che hanno creato dell’allarmismo. Qualche passeggero si è spaventato, ma nulla di più. Siamo intervenuti, abbiamo chiarito la situazione e l’incidente è stato subito chiuso».
Non a caso il tunisino è stato solo denunciato: l’accusa è interruzione di pubblico servizio.
In pratica il nordafricano rischia sino a un anno di carcere per aver detto a mezza voce una frase che ha scatenato il panico. La sua unica colpa è quella di aver creato un allarme ingiustificato che ha causato un ritardo nell’autobus.
La sensazione è che ingiustificata sia anche la paura dei passeggeri dell’autobus. È probabile che siano vittime della psicosi da 11 settembre. Leggende metropolitane e casi di allarmi ingiustificati si sono ripetuti un po’ in tutto il mondo dopo l’attentato alle Torri gemelle di New York e l’esplodere dell’emergenza terrorismo. Una cosa è però certa: venerdì a Pescara non c’è stato nessun rischio di attacco terroristico.