Gli affari del clan di Foggia tra acquisto di negozi e usura 27 indagati / I NOMI
La Procura distrettuale antimafia dell’Aquila chiude le indagini sulle infiltrazioni della malavita pugliese in città: intestazioni fittizie di beni per eludere i controlli
PESCARA. La procura distrettuale antimafia dell’Aquila (pm Stefano Gallo e Luca Sciarretta della procura di Pescara), firma l’avviso di conclusioni delle indagini a carico di 27 personaggi che avrebbero favorito il tentativo di infiltrazione sul nostro territorio del clan foggiano Moretti- Lanza-Pellegrino e della Società Foggiana che ne è una derivazione. Fra i 27 indagati ci sono anche sette pescaresi (Denis Barbieri, Simona Dell’Oglio, Christian Di Tella, Cesare Pallotta, Stefania Pennoni, Alessandro Rossoni e Simone Toro) alcuni accusati di associazione di tipo mafioso.
Il 14 marzo scorso scattarono 8 arresti con sequestri per due milioni di euro. Il gruppo smascherato dall’inchiesta (nata a Pescara con le investigazioni della guardia di finanza e trasferita per competenza alla distrettuale), puntando in particolare sull’usura, stava cercando di eludere, con intestazioni fittizie di beni, le misure di prevenzione che avrebbero colpito alcune attività commerciali che gli stessi avevano avviato nella nostra provincia. «L’attività investigativa», scriveva il gip aquilano nella misura cautelare del marzo scorso, «ha sostanzialmente riscontrato il sistematico svolgimento di attività di usura, oltre che di sistematiche intestazioni fittizie di attività imprenditoriali, beni mobili ed immobili, oltre che rapporti bancari, attività tutte finalizzate ad agevolare l'attività del clan Moretti, operante nel territorio foggiano, ma sostanzialmente infiltrato nel tessuto socio- economico imprenditoriale pescarese».
Quanto all’usura spicca la figura di Angelo Falcone, «già contiguo al Clan Nardino e in stretti rapporti con apicali esponenti della Società Foggiana », che insieme ad Angelo Bonsanto, è accusato di usura nei confronti della famiglia di imprenditori di Pescara, Di Natale. Adamo Di Natale, il figlio Federico e la moglie Paola Cavaliere, sarebbero state loro vittime: da un prestito non onorato di 100mila euro, i due indagati avrebbero preteso «interessi e altri vantaggi usurari costituiti da consegne di somme di denaro, assegni e cambiali di importo imprecisato e infine la cessione di un appartamento nella centralissima via Regina Elena a Pescara, appartenente a Cavaliere, del valore di 300mila euro, con l’applicazione di un tasso usurario pari ad oltre il 453% con l’aggravante di aver commesso il fatto in danno di esercenti attività commerciali (ristoratori) e in stato di bisogno, nonché al fine di agevolare l’attività della “batteria” denominata “Moretti/Lanza/Pellegrino” e della più vasta associazione di tipo mafioso denominata “Società Foggiana”, di cui la predetta “batteria” costituisce una delle articolazioni operative».
Fra i reati contestati oltre all’usura ci sono l’estorsione, la ricettazione e l’intestazione fittizia di beni. In relazione a quest’ultimo reato la procura contesta a Giovanni Putignano, Antonio De Marco e Stefania Pennoni di aver attribuito fittiziamente la titolarità di tutte le quote della società P.T. Matic, attiva nel settore della commercializzazione di prodotti lattiero caseari (in Atessa) con negozi a Montesilvano e Pescara, proprio a De Marco e Pennoni, in realtà attività «appartenente a Putignano, che ne restava proprietario e reale gestore», in quanto «decideva la distribuzione dei ricavi delle vendite, impartiva le direttive imprenditoriali, dirigendo di fatto le attività di entrambi i negozi», agevolando il clan Moretti e la Società Foggiana. Stesso reato anche per Vincenzo Capobianco e Cesare Pallotta che avrebbero attribuito fittiziamente il 70% delle quote della società Qui Compriamo Auto di Montesilvano a Denis Barbieri, continuando loro a gestire l’attività.
Diverse le vittime di usura fra cui il titolare di una lavanderia di Miglianico, un rivenditore di auto e altri piccoli commercianti. E poi ancora le contestazioni di tentata estorsione e associazione mafiosa in capo a Rita Moretti; il reato di lesioni personali a carico di Angelo Falcone che insieme a Di Tella e Francesco D’Aloia aveva preso di mira una coppia di Pianella. Contestata anche la ricettazione (in capo a Falcone e Federico Colapietra) di una partita di circa mille paia di occhiali di varie marche prestigiose del valore complessivo di 120 mila euro, «provento di furto commesso nella notte del 9 gennaio 2020 ai danni del negozio Ottica del Teatro a San Severo».
Adesso i 27 indagati avranno 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive, prima che l’avviso di conclusioni indagini si trasformi in richiesta di processo.