Grasso all’Aquila: risaneremo le ferite

Dal presidente del Senato omaggio alle vittime del terremoto di 4 anni fa In Piazza Duomo saluta il figlio Maurilio capo della squadra Mobile

L’AQUILA. Un lungo commosso abbraccio ad Antonietta Cento fanti, lì in piazza Duomo a rappresentare i familiari delle vittime della Casa dello studente. E poi quelle parole appena sussurrate: «Vi saremo vicini, risaneremo le ferite di questa città». È iniziata così, la visita all’Aquila del neopresidente del Senato Pietro Grasso. La prima ufficiale, dopo le tante in veste privata qui dove il figlio Maurilio, sposato con un’aquilana, ricopre l’incarico di capo della Squadra mobile.

Un «tour» tra i palazzi puntellati, tra i vicoli di una città desolatamente vuota che, dopo quattro anni trascorsi dal terremoto, attende ancora un segnale di rinascita. Ad accompagnarlo, dopo il saluto con il figlio in piazza Duomo, tutti i rappresentanti delle istituzioni. Tra questi il sindaco Massimo Cialente, il prefetto Francesco Alecci, il sottosegretario Elena Ugolini, l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Gianni Letta e i presidenti di Regione e Provincia, Gianni Chiodi e Antonio Del Corvo. Una prima tappa davanti a ciò che resta della vecchia sede della prefettura. Poi la «svolta»su via delle Bone Novelle per arrivare, da lì, proprio davanti alla Casa dello studente. Un percorso breve, «sfruttato» dal sindaco Cialente per spiegare al presidente del Senato ciò che ormai va ripetendo a tutti e cioè che «senza risorse non ci sarà ricostruzione». Davanti alla Casa dello studente, uno dei simboli della tragedia che il 6 aprile del 2009 ha travolto L’Aquila, le parole hanno lasciato il posto al silenzio. La deposizione di una corona di alloro, un altro abbraccio con la Centofanti. Quindi le prime risposte alle domande dei tanti giornalisti presenti. «La ricostruzione dell’Aquila è una questione nazionale, è un impegno imprescindibile per noi», si è subito lanciato Grasso. «Agli aquilani bisogna dare fiducia. Il ministro Fabri zio Barca e lo stesso sindaco Cialente mi hanno rassicurato con una prospettiva di ricostruzione tra i cinque e gli otto anni. Le risorse dovranno arrivare perché la ricostruzione dell’Aquila è una cosa che riguarda tutto il Paese». In quanto alle polemiche mai sopite – quelle che hanno prima accompagnato la gestione dell’emergenza e ora il caso delle mancate risorse per la ricostruzione – per Grasso «vengono dalla voglia di andare avanti e sono frutto di indignazione e rabbia. Dopo quattro anni tutto ciò è legittimo. Ma gli aquilani devono avere fiducia, perché ora si può sperare di ripartire nella più totale legalità». Poi il ricordo delle iniziative intraprese, quando era procuratore nazionale antimafia all’indomani del sisma. «Abbiamo creato un gruppo di lavoro tra i magistrati per evitare qui all’Aquila l’arrivo di sciacalli e avvoltoi. La magistratura ha lavorato bene e solo così è stato possibile evitare le consorterie». Un tema, quello della legalità, ripreso da Grasso anche nell’incontro all’Iis d’Aosta con gli studenti del consiglio nazionale dei presidenti delle consulte e approfondito, poi, all’Auditorium del Parco del Castello al convegno promosso dalla sezione abruzzese dell’associazione nazionale magistrati e da Libera. Un dibattito a tutto tondo, coordinato da Roberto Giacobbo, sul tema «Ricostruiamo la legalità...partendo dall’Aquila», animato dai giornalisti Gian Antonio Stella e Carlo Bonini, dal procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pigna tone e da don Luigi Ciotti che di Libera è il fondatore. Il tutto «condito» dalla presenza di tanti ragazzi. Un appuntamento aperto con la proiezione di due filmati, il primo di France sco Paolucci, l’altro realizzato dagli allievi del «Cotugno». Spunti di riflessione per i protagonisti del dibattito.

«Ognuno di noi deve scendere in campo e fare la sua parte. E questo vale per la lotta alla mafia come per la ricostruzione dell’Aquila», ha esordito il procuratore Pignatone. Stella e Bonini hanno ricordato le vicende «scomode» di questi difficili quattro anni. Dalla realizzazione delle new town alla trasformazione dell’Aquila in un set cinematografico, dalle intercettazioni che hanno indignato il Paese alle inchieste e alle sentenze, prima tra tutte quella di condanna per i componenti della Grandi rischi. Argomenti noti al presidente Grasso. È toccato a lui chiudere l’incontro. «Assume un significato simbolico essere qui, oggi, a parlare e riflettere di legalità. Come sapete ho dedicato tutta la mia vita alla lotta contro l’illegalità e su questa strada intendo proseguire da presidente del Senato. Nel discorso di insediamento a Palazzo Madama ho sottolineato l’esigenza di ridare dignità e risorse alla magistratura e alle forze dell’ordine per costituire un baluardo che possa evitare che la criminalità mafiosa si infiltri dove ci sono appalti e soldi pubblici. Il mio auspicio è che si possa ripartire da qui, oggi, creando una sorta di circolo virtuoso».

Quindi l’elogio ai magistrati aquilani, il ricordo del procuratore Alfredo Rossini e l’invito, citando Aldo Moro, «ad avere perpetuamente della giustizia fame e sete».

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