I soldi delle truffe agli anziani reinvestiti nei Bitcoin: indagati sette napoletani. Stasera l’inchiesta in tv

I guadagni dei furti finivano prima su conti in Lituania e poi prelevati a Napoli, l’organizzazione inventava incidenti e chiedeva ricariche via Whatsapp. L’inchiesta stasera su rete 8 nella trasmissione “31 minuti” alle ore 22
PESCARA. L’ultima frontiera delle truffe agli anziani l’hanno scoperta i carabinieri di Pescara: i soldi delle truffe finivano prima su conti correnti esteri intestati a prestanomi e poi erano investiti in Bitcoin, cioè le monete virtuali, per massimizzare la resa dei furti. Sette i napoletani indagati, sotto accusa per truffa, circonvenzione di incapace e anche associazione per delinquere. Si chiama “Anziani truffati”, l’ultima puntata di “31 minuti” in onda questa sera alle ore 22 su Rete8 (regia Danilo Cinquino e Antonio D’Ottavio, coordinamento tecnico Andrea Di Fabio, riprese Luigi Cinquino).
VOLONTARI IN STRADA
Tra i contenuti, un’intervista con Antonella Allegrino, presidente della onlus Domenico Allegrino che porta avanti la campagna “Occhio alle truffe” in collaborazione con il Comune di Pescara: i volontari girano nei mercati, nelle parrocchie e nei condomini per incontrare gli anziani e metterli in guardia dagli imbrogli. C’è una squadra mobilitata con l’avvocato Mirko Luciani di Federconsumatori Abruzzo, la psicologa Ortensia Posa e la psicologa e psicoterapeuta Francesca Manari; a consegnare i volantini con consigli e recapiti (numero verde 800002082) Margot Casalanguida e Simone Taricani. Altra intervista con il consigliere regionale Francesco Prospero di Fratelli d’Italia, presidente dell’Osservatorio regionale della legalità, che racconta i progetti per prevenire le truffe agli anziani. E per Prospero è più di un dovere istituzionale: negli anni scorsi, anche la nonna è stata raggirata. In quel momento anche Prospero ha capito che le truffe agli anziani hanno un’implicazione economica ma anche morale: i truffatori rubano soldi, oro e anche la dignità degli anziani.
PESCARA-NAPOLI
Le ultime inchieste sulle truffe agli anziani dicono che spesso i truffatori sono personaggi di Napoli e del circondario napoletano che vengono in Abruzzo per mettere a segno i loro colpi: truffano, rubano e poi spariscono. L’identikit solitamente non mette in mostra segni particolari: hanno tra quaranta e cinquant'anni, a volte anche di più; quelli che girano in città a caccia di vittime da derubare, hanno un aspetto normale, sono determinati e decisi e con la parlantina cercano di carpire la fiducia degli anziani per poi entrare nelle loro case e afferrare tutto quello che possono.
ALLARME WHATSAPP
L’ultima inchiesta, invece, parla anche di giovanissimi che usano Whatsapp per mettere a segno le loro truffe: sette napoletani, la più giovane ha appena 21 anni, il più grande 56, sono accusati di aver messo in piedi «un’organizzazione dedita a una serie indeterminata di truffe» basata su conti correnti esteri per «schermare» i veri beneficiari dei profitti e anche per fare investimenti in Bitcoin. A capo di questo gruppo di truffatori seriali, secondo i carabinieri e il pm Gennaro Varone, c’era una donna di 39 anni, Simona Minino di Napoli: è lei che avrebbe mandato un messaggio su Whatsapp a un’anziana, fingendosi la figlia e dicendo di avere bisogno urgente di soldi per comprare un telefono nuovo visto che il suo le era caduto nell’acqua. E quindi, la napoletana avrebbe invitato la pensionata pescarese a fare una ricarica di quasi mille euro in tabaccheria su un conto corrente.
MESSAGGI A RAFFICA
Secondo i carabinieri e la procura, l’invio di messaggi era «sistematico» e sarebbe andato avanti «sino a reperire una vittima consenziente e la conseguente ricezione sul conto dei vari profitti illeciti». L’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo, guidati dal comandante Giuseppe Sicuro, ha portato alla scoperta di tre conti esteri, accesi alla banca della Lituania Revolut Bank. Da questi conti, poi, gli indagati prelevavano, sempre allo stesso sportello bancomat di Napoli, in via dell'Epomeo, «consistenti somme in contanti». Ma non c’è solo questo perché «le loro provviste» erano usate anche «per l’acquisto di Bitcoin». L’indagine ha svelato un meccanismo rodato, con ruoli prestabiliti e anche una rete di complici: gli investigatori hanno scoperto che «gli autori del sistema delle truffe utilizzavano chi sia disposto a intestarsi conti di comodo così da schermare quelli operativi e rendere difficoltosa la propria identificazione».
TUTTI GLI INDAGATI
Oltre a Simona Minino, gli altri indagati sono Nicola Palmieri e Paolo Galizia, che sono gli intestatari dei conti in Lituania, e poi Raffaele Di Fraia, Marco D'Onofrio, Fernando Molino e Myriam Spera, quest’ultima avrebbe smistato i soldi da un conto all’altro attraverso bonifici con la causale «regalo amico mio».