Il generale Vannacci presenta il libro in città e scoppia la protesta 

Polemiche per l’evento organizzato nella sala consiliare del Comune D’Incecco (Lega): «L’ho pagata a spese mie, come tanti cittadini»

PESCARA. “Il mondo al contrario” del generale Roberto Vannacci sbarca anche a Pescara, il 13 ottobre, nella sala consiliare del Comune (ore 18), e già si annunciano sit-in di protesta com’è successo in altre città. Per il comandante della Task force 45 durante la guerra in Afghanistan, che nelle 373 pagine del libro che si è autoprodotto dice la sua su minoranze, immigrazione, omossessualità e famiglie allargate, rivendicando “il prototipo somatico dell’italiano”, la normalità della famiglia costituita da maschio e femmina (“cari omossessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!”) c’è la contromanifestazione del Collettivo zona fucsia con più di 30 associazioni abruzzesi che si stanno dando appuntamento in piazza Italia il 13 ottobre, invitando «associazioni, sindacati e partiti e tutte le realtà progressiste che si battono per una società più giusta». Ma la protesta è iniziata già per il luogo, la sala consiliare del Comune: «Un luogo istituzionale non può essere sede di un libro che va contro la nostra democrazia e la nostra Costituzione».
«Non ne so nulla», ha detto il sindaco Carlo Masci nei giorni scorsi, prendendo tempo con chi lo incalzava sull’evento (e anche con il Centro che fino a ieri sera ha cercato di contattarlo sul tema), «l’aula è concessa dal presidente del consiglio comunale». A richiederla «da privato cittadino» è stato il consigliere regionale della Lega Vincenzo D’Incecco ai primi di settembre. Che puntualizza: «Nessun patrocinio, né concessione gratuita della sala, l’ho pagata di tasca mia, come fanno i tanti cittadini che chiedono e ottengono la sala consiliare per gli eventi più diversi. Non è un’attività di partito né dell’ente, è una mia iniziativa culturale, come altre che ho fatto e che farò nei prossimi mesi».
E sull’annunciata protesta aggiunge: «Sono basito dal clima di caccia alle streghe per la presentazione di un libro». Non un libro qualunque, per la verità, se ha indotto l’Esercito a destituire il generale dal comando dell’Istituto geografico militare in coincidenza con il polverone mediatico suscitato dalle sue affermazioni verso minoranze, femministe, ambientalisti e comunità Lgbtq+. «È un dipendente dello Stato», commenta D’Incecco, «gli hanno dato un altro ruolo». Piuttosto, il consigliere regionale rivendica la libertà di poter scrivere le proprie idee e di farne anche un libro: «È una sua libera scelta. Il punto è: se è un problema scrivere le proprie idee, allora qualche riflessione la dovremmo fare sulla libertà di dire quello che si pensa». E ancora: «Se il libro del generale è in cima alle classifiche in Italia, evidentemente ci sono persone comunque interessate. Va tutelata la libertà di espressione. Il 13 l’ingresso è libero. Voglio ricordare che i libri hanno pari dignità, anche quelli che scrivono cose che non si condividono. In uno Stato libero, ci dev’essere la libertà di scrivere e di presentare un libro. E ricordo che lo scorso febbraio le stesse sigle che oggi si scagliano contro quest’evento, hanno portato la nipote di Fidel Castro nella sala consiliare. Non mi pare che chi non condivideva abbia manifestato».
E D’Incecco, che ammette di essere tra quelli che non condivideva nulla di quell’incontro cubano, confida cosa condivide invece di Vannacci: «Nel suo libro c’è l’idea che ci sia una parte del mondo che vuole costringerci a essere d’accordo su temi come immigrazione, ambientalismo, teorie gender, la possibilità di acquistare bambini con la maternità surrogata, e di imporli come un dogma. Ma il tracciato della storia dell’uomo è un altro».