Il parco fluviale a rischio veleni

Zona inquinata di 65 mila metri quadrati accanto all'area verde

MONTESILVANO. Il parco fluviale è circondato da un'area di 65 mila metri quadrati potenzialmente inquinata. Si tratta del sito di interesse nazionale del fiume Saline: un serbatoio di veleni.

Il parco fluviale, 16 mila metri quadrati di verde accessibili anche ai disabili, sarà aperto il 3 giugno alle 10,30 con una festa per trecento bambini. Ma l'inaugurazione, segnata dalla polemica in maggioranza per la foto del sindaco Pasquale Cordoma spuntata sullo striscione all'ingresso dell'area verde, non sarà il punto d'arrivo: «C'è la soddisfazione di inaugurare un'opera pubblica», spiega l'assessore all'Urbanistica Mimmo Di Giacomo, «ma c'è tanto da fare per consegnare alla città sette ettari di parco fluviale, fino alla sponda del Saline».

È questo il progetto originario finanziato nel 2004 con fondi Cipe: «Opere di risanamento iginieco sanitario e ambientale dell'asta terminale del fiume Saline».  Quindi, «l'oasi verde di 16 mila metri quadrati senza barriere», come dice lo slogan, rappresenta il primo passo: ce ne sono altri 65 mila sommersi dall'erba e potenzialmente inquinati da un elenco di sostanze che fa paura, dalla diossina ai solventi. Nel 2004, il Comune ha speso già circa centomila euro per installare quindici lampioni, realizzare un viale e costruire un impianto di irrigazione dietro al centro Porto Allegro.

Ricoperto dall'erba anche un prefabbricato in legno. I lavori sono stati fermati perché il tratto di 150 metri dalla sponda del fiume rientra nel Sin: «La zona sottoposta a Sin è un'area nella quale si ipotizza la presenza di agenti inquinanti e, pertanto, è vietato eseguire interventi. Il Comune», dice l'assessore, «dovrà fare le analisi del terreno, dette caratterizzazioni, con la speranza di dimostrare che l'inquinamento non c'è».

È l'unica condizione per chiedere al ministero dell'Ambiente di rimuovere il vincolo e proseguire i lavori. «L'area del lungofiume è stata maltrattata dagli anni Sessanta», spiega Di Giacomo, «ma è necessario lavorare per raggiungere l'obiettivo della riqualificazione: nel piano spiaggia sono previsti anche quattro trabocchi alla foce del fiume per creare un collegamento con il parco fluviuale».  L'area Sin non è l'unico problema del parco fluviale: accanto ai sedicimila metri quadrati di verde, i settecento per correre e le undici stazioni per allenarsi, c'è il canile. «Il canile va spostato», dice Di Giacomo.

Il Comune ha provato a trovare un'altra destinazione ai cani dell'Enpa ma, fino a oggi, senza risultato. «L'assessore Manola Musa ha incontrato diversi proprietari di terreni per trasferire il canile. Lo spostamento non si può rimandare: è stato un errore portare i cani in un'area centrale della città», dice Di Giacomo. «Da un lato è vero che è stato il centrosinistra a ottenere i fondi per realizzare il parco fluviale ma, dall'altro, lo stesso centrosinistra ha avallato il progetto di un ponte carrabile sul Saline carrabile al di sopra del lago artificiale del parco: una manovra non oculata che va bloccata perché non si può progettare un parco fluviale e farci passare una strada in mezzo». 

Alle spalle del canile, c'è anche un impianto di pompe di sollevamento dell'Aca: «Sono in disuso», assicura Di Giacomo, «perché l'Aca ha interrato l'impianto. È necessario trovare un accordo con l'Aca per rimuovere le pompe fuori servizio: l'impatto visivo è scandaloso».

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