Il Pd fa il processo al Pd: «Dobbiamo rigenerarci, no a interessi personali»
Riunione della base nella sede Cgil in vista dei congressi invernali Si tratta per il segretario. In prima fila, Blasioli, Giampietro e Marinelli
PESCARA. Il Pd fa il processo al Pd «per non essere più schiavi di nessuno», «per ricominciare a parlare di lavoro, di sanità, di povertà», «per ripartire». Gli iscritti al partito si danno appuntamento nel salone della Cgil intitolato a Luciano Lama, si stringono le mani e si chiamano «compagni». Il primo a prendere la parola è Piero Giampietro, capogruppo in Comune, che traccia la rotta per un partito «più forte, più aperto, più coraggioso»: «Questo partito ha bisogno di essere rigenerato», dice, «tanti compagni ci dicono che si sta perdendo il contatto con la base». E allora, avverte Giampietro mentre si avvicina il congresso del partito, «è ora di ripartire». Il filo conduttore della serata di ieri è dire le cose come stanno abbandonando il politicamente corretto: una chiacchierata per togliersi un po’ di sassolini dalle scarpe che sa un po’ di resa dei conti.
Davanti a Giampietro, la sala è piena e non era affatto scontato: «È un segnale incoraggiante», dice, «ho visto persone che non vedevo da tempo, ci sono tanti giovani e facce nuove». È affollata la riunione autoconvocata per parlare del futuro del Pd: in sala ci sono il consigliere regionale Antonio Blasioli, i consiglieri comunali Giovanni Di Iacovo, Francesco Pagnanelli, Michela Di Stefano, il segretario regionale Daniele Marinelli e la vice Leila Kechoud. «È una discussione aperta di iscritte e iscritti che vogliono investire in maniera forte sul partito. Un’aspettativa», commenta Marinelli, «che va sostenuta e rafforzata».
Non c’è il deputato Luciano D’Alfonso, c’è invece Camillo D’Angelo, che nel 2008 guidò il Comune di Pescara proprio al posto di D’Alfonso: «Ma è possibile che di fronte a una destra così cattiva, non riusciamo a fare un passo in avanti? Dobbiamo parlare di contenuti», dice D’Angelo, «lavoro e sicurezza sul lavoro, sanità, povertà. Non può più essere che gli interessi personali prevalgano sul partito».
In prima fila Stefano Brandimarte, segretario del circolo Di Vittorio: «Negli ultimi anni abbiamo avuto tante difficoltà», afferma, «adesso il partito deve essere rimesso al centro della vita politica». Brandimarte parla di «unità di intenti» e «niente bilanciamenti di posizioni di potere»: il prossimo segretario provinciale, che prenderà il posto di Nicola Maiale, secondo Brandimarte dovrà essere «autorevole, imparziale e non un arbitro tra esponenti di spicco, dovrà essere rappresentante di tutto il territorio».
Ci sono anche Moreno Di Pietrantonio, Mario Mazzocca e il sindaco di Catignano Francesco Lattanzio che parla senza freni: «C’è stato un abbandono totale della segreteria provinciale e questo è stato il male del partito. Ho avuto screzi con la segreteria provinciale e, alla fine, ho chiuso il circolo cittadino». E la prova di una deriva, a detta di Lattanzio, è la vittoria del centrodestra all’Anci: «Abbiamo fatto una figura barbina, ci hanno massacrato: è finita 163 per Biondi a 89 per Menna». E adesso, dice Lattanzio, «c’è bisogno di una segreteria che non sia schiava di nessuno».
«A Pescara non si è fatta neanche la Festa dell’Unità», spalanca le braccia Davide Morante, sindaco di Salle, «volevamo farne due, una in città e l’altra all’interno, e invece non ne abbiamo fatta nemmeno una. Sì a un partito che discute, no al partito della fedeltà». «Il confronto», dice Catia Ciavattella, consigliera a Città Sant’Angelo, «è un punto di partenza per capire i nostri errori».