Il prete assistito da due sacerdoti

Obbligo di dimora in un monastero di Roma per 5 anni tra preghiere e psicoterapia

PESCARA. Un monastero metropolitano, a Roma, su una collinetta davanti alla chiesa della Santa Maria del Divino Amore, in cui riscoprire la propria vocazione che vacilla. L’Oasi di Elim è un consultorio per i preti in crisi di coscienza. È qui che don Vito Cantò, il parroco di 43 anni, originario di Cepagatti, accusato di aver commesso abusi sessuali su un ragazzo di 15 anni tra il 2011 e il 2012, deve restare per i prossimi 5 anni. Lo dispone la sentenza di condanna del tribunale ecclesiastico. Il parroco è all’obbligo di dimora «per una vita di preghiera e di penitenza» in questo casale da 12 stanze singole con letto, scrivania, libreria e possibilità di usare il computer e una cucina in comune con gli altri ospiti. Ed è qui che don Vito, assistito da due sacerdoti e uno psicologo, segue «un cammino» non volontario ma obbligatorio e cioè un percorso psicoterapeutico imposto dalla sentenza. Nell’Oasi di Elim – secondo la Bibbia, Elim è il posto in cui gli israeliti trovarono l’acqua salata che poi Mosè fece diventare dolce – c’è anche una cappella interna, ma don Vito non può celebrare messa: per i prossimi tre anni di sospensione dal ministero sacerdotale, la sentenza gli «concede» solo la possibilità della concelebrazione o della messa quotidiana senza il popolo.

Il centro romano, spiegano i documenti pubblici della struttura, è «un’opera Salvatoriana per il sostegno psicologico al clero e alla vita consacrata»: «È un luogo in cui un sacerdote e un consacrato può vivere un tempo significativo di revisione della propria vocazione». Lo stesso documento spiega cosa accade all’interno dell’Oasi di Elim: «Fondamentale è l’esperienza di una vera fraternità sacerdotale tra i due sacerdoti coadiutori e gli altri confratelli. Uno stile che abbraccia tutti gli ambiti della vita comunitaria da quello spirituale a quello della gestione della casa». Il percorso psicologico è quotidiano: «Vi è la possibilità di vivere un cammino psicoterapeutico con persone di altissima professionalità, rispettose della vita sacerdotale. Un’equipe che attraverso un contratto “a più mani” aiuta il sacerdote e il consacrato a ritrovare se stesso e a verificare la propria vocazione. Il cammino, costruito attorno alla singola persona, esige un tempo iniziale di inserimento e poi un periodo congruo perché il percorso sia efficace. Al termine, in pieno accordo con gli ordinari e superiori, il consacrato sarà gradualmente reinserito nella vita ministeriale e pastorale». (p.l.)

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