Il prof voleva soldi anche da un benzinaio

Panzone, ai domiciliari, cercò di convincerlo a iscriversi all’università. Il giudice: lo rassicurò sul buon esito del corso di studi
PESCARA. Era così impellente, la necessità di contanti, da spingere Luigi Panzone - il professore universitario da tre giorni ai domiciliari - ad avvicinare un benzinaio e a esortarlo a iscriversi all’università, rassicurandolo sull’agevole conseguimento della laurea.
Lo schema del do ut des – esami venduti in cambio di soldi - che, secondo la procura, il docente avrebbe applicato all’interno della facoltà di Scienze manageriali favorendo il sindaco di Manfredonia e un imprenditore foggiano - ora agli obblighi di dimora - sarebbe stato riproposto anche fuori dell’ateneo dal docente, che aveva urgenza di riacquisire due proprietà immobiliari di famiglia a Pianella oggetto di procedura esecutiva.
«Solo alcune lezioni». Così, spinto dal «bisogno talmente forte di ottenere liquidità», scrive il gip Luca De Ninis nell’ordinanza di arresto, Panzone, indagato per falso e corruzione, avvicina il dipendente del distributore di carburante e lo invita a iscriversi alla D’Annunzio. È lo stesso benzinaio a raccontarlo agli investigatori il 27 marzo 2012. «Tanto dovrà frequentare solo alcune lezioni», gli dice Panzone per rassicurarlo sul buon esito del corso di studi.
In cambio di quell’impegno, secondo gli inquirenti, il docente chiede al benzinaio la disponibilità incondizionata ad accettare i propri assegni in cambio di denaro contante, del quale l’uomo è costantemente in possesso grazie al tipo di attività svolta.
«Spregio delle regole». Un episodio non oggetto di contestazione da parte del pm Valentina D’Agostino e della Digos che ha svolto le indagini, ma sintomatico secondo il giudice di una condotta che fa a pugni con «le regole di legalità, correttezza, buon andamento e soprattutto imparzialità dell’istituzione universitaria». Le condotte di Panzone, pubblico ufficiale, «sono dettate», scrive il gip, «dall’esigenza di reperire denaro per far fronte alle esigenze personali, che lui non può soddisfare mediante il ricorso al credito bancario in quanto protestato».
I soldi sono il filo conduttore del modus operandi del prof arrestato, che si fa consegnare 13 mila euro dall’imprenditore Michele D’Alba e promettere altri 50 mila dal sindaco di Manfredonia Angelo Riccardi, entrambi indagati. I due superano alcuni esami con facilità grazie al diretto interessamento di Panzone, ma Riccardi non versa mai i 50 mila euro.
L’esame in 4 minuti. Riccardi ne supera cinque in 15 giorni, dal 12 al 27 giugno 2012, anche se in un caso risulta a bordo dell’auto di servizio del Comune di Manfredonia (che gli costa l’accusa di peculato) di ritorno in Puglia sull’A14, anziché in facoltà per dare l’esame; in un altro risulta avere preso 30 anche se in casa gli investigatori gli trovano solo uno dei tre libri previsti, peraltro intonso e privo di sottolineature; in un altro ancora, ottiene l’idoneità pur avendo risposto solo a 8 quiz su 70: è il test scritto di lingua inglese I, al quale segue la verifica orale. Sono le due prove che tirano in ballo, come indagato per falso, il professore teatino Nicola De Marco, presidente della commissione. Dalla documentazione acquisita dalla polizia giudiziaria, risulta che Riccardi ha sostenuto la prova orale, davanti alla commissione presieduta da De Marco, il 26 giugno, con esito positivo.
In realtà, sostiene la procura, dopo avere preso parte alla verifica scritta di inglese, il sindaco si allontana dall’università insieme a Panzone. L’intervento del docente, è il gip a sostenerlo, si rivela «determinante nel procurare a Riccardi il superamento di una prova in realtà mai sostenuta».
Così, il giorno dopo - è il 27 giugno 2012 - secondo l’accusa, Panzone entra nell’aula di laboratorio linguistico - al primo piano della facoltà - ha un breve colloquio con De Marco, poi torna dal sindaco di Manfredonia rimasto in attesa fuori e lo invita a entrare per la prova.
Riccardi, come documenta la polizia giudiziaria, si siede davanti al prof teatino alle 10,27. Alle 10,31, il sindaco si alza, esce dall’aula, raggiunge Panzone e si allontana a bordo dell’auto di lui.
Collega compiacente. Il gip va giù duro: il contenuto della relazione della Digos, insieme alle telefonate e alla documentazione universitaria, «offrono una chiara dimostrazione dell’illecito intervento di Panzone sul compiacente collega e della falsità di quanto attestato nei documenti relativi all’esame: falsità riguardante sia la data in cui Riccardi avrebbe sostenuto l’esame (il 26 giugno), sia l’effettiva partecipazione alla prova, non potendosi sicuramente considerare tale un colloquio della durata di appena 4 minuti, sia il superamento dell’esame con il giudizio di idoneità».
Il prof non parla. A confermare il buon esito dell’intervento di De Marco è anche una telefonata tra Panzone e la sua compagna, registrata dagli investigatori. Quando viene convocato per un interrogatorio per chiarire l’accaduto, De Marco si avvale della facoltà di non rispondere. E’ il 3 luglio scorso.
Come lui, anche una componente della commissione sceglie la via del silenzio, mentre un’altra componente si dice estranea ai fatti, precisa di non conoscere Riccardi, di non avere alcun rapporto con Panzone e di avere firmato, sicuramente in buona fede, i verbali, risultati falsi, relativi ai due esami di lingua inglese sostenuti dal sindaco di Manfredonia.
I precedenti. Dietro a tutto, spicca la figura di Panzone, già condannato a 3 anni per truffa aggravata e continuata, imputato in tribunale a Pescara per la laurea che sarebbe stata comprata dall’ex sindaco di Pianella Giorgio D’Ambrosio e sotto inchiesta a Roma per le onorificenze usate per far entrare clandestini in Italia.
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