Il semaforo del ponte sull'Alento, a Francavilla. Nella foto piccola, Antonio Cicalini, l'aggredito

FRANCAVILLA AL MARE / LITE AL SEMAFORO

Il pugile disperato chiede scusa: l’ho colpito, ma per difendermi 

Sandro Mangifesta dice di aver ferito Cicalini con un solo pugno al viso: «Mi sono pentito subito». Ma la famiglia del 64enne in Rianimazione replica: «Ha lesioni in testa ovunque, vogliamo giustizia»

PESCARA. «L’ho colpito per difendermi, perché mi sono sentito aggredito». Sandro Mangifesta, pugile 41enne residente a Ortona, parla attraverso il suo avvocato, Italo Colaneri, che lo descrive «distrutto», al punto che «vorrebbe chiedere scusa alla vittima e non riesce a darsi pace». Ma, allo stesso tempo, cavalca la tesi della legittima difesa. Mangifesta ha la sua palestra a Francavilla: venerdì pomeriggio poco prima delle 15 ha colpito Antonio Cicalini, ristoratore di 64 anni, dopo una lite nata per motivi legati alla circolazione stradale. «Non riesce a parlare in quanto è estremamente provato, ha affidato a me le sue parole», afferma il legale.

leggi anche: Il semaforo di viale Alcyone, a Francavilla, dove è scoppiata la lite. Nel tondo, Antonio Cicalini In coma il ristoratore aggredito. Il fratello: ridotto così da un pugile E' in Rianimazione Antonio Cicalini, 64enne di Pescara. Sarebbe stato colpito una ventina di volte da un automobilista di Ortona che rischia accuse pesanti

Che ricostruisce la dinamica: «Tutto è iniziato da un sorpasso, non gradito da Cicalini, che ha iniziato a inveire contro il mio assistito. Al semaforo rosso, è stato sempre Cicalini a scendere per primo dalla macchina e a dirigersi contro quella di Mangifesta, apostrofandolo anche attraverso il finestrino abbassato». Poi prosegue: «Quando si è visto in difficoltà, il mio cliente è riuscito ad aprire lo sportello e a scendere. Ma è stato solo dopo l'ennesimo tentativo di contatto cercato da Cicalini che gli ha tirato un pugno. Uno solo, non una raffica come qualcuno ha riportato».
E ancora: «Si è però subito pentito del suo gesto e ha atteso l'arrivo dei soccorsi e dei carabinieri, ai quale ha detto di aver fatto una cavolata. E' un padre di famiglia, incensurato, una persona che mai si è resa protagonista di episodi del genere. Mi ha detto che l'unica cosa che desidera è che la vittima possa rimettersi per potersi scusare».
Dall'altro lato però, ci sono i familiari di Antonio Cicalini, ancora ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale civile di Pescara in condizioni gravi ma stazionarie. I medici ancora non se la sono sentita di sbilanciarsi e anche per questo la prognosi resta riservata: «Mio fratello resta in coma», dice Giuseppe, che da venerdì pomeriggio non si è staccato nemmeno per un secondo dal letto che ospita Antonio.
«E' arrivato privo di conoscenza e non ha mai dato segni di ripresa. Anche quando i medici hanno provato a svegliarlo, non ha risposto. Noi continuiamo a sperare e a pregare, purtroppo non possiamo fare altro».
Lui, tuttavia, dà una versione diversa dell'accaduto, specie nella parte che riguarda l'aggressione: «Chi dice che ha ricevuto un solo colpo, sta mentendo», afferma con sicurezza. «Antonio ha un ematoma al lobo destro, uno a quello sinistro, non ha più i denti, il setto nasale è rotto e ha un occhio completamente tumefatto, tanto che i medici non sanno se riusciranno a salvarlo o no. Sempre che riesca a farcela, perché a oggi la sua vita resta in pericolo. Inoltre, ha riportato la frattura del cranio in più punti e una decina di ematomi alla testa, che non hanno reso possibile un intervento chirurgico».
Per questo conclude: «Tutta la sua famiglia, in questo momento di difficoltà e dolore, è concentrata solo sulla salute di Antonio. L'unico nostro desiderio è che lui possa riprendersi, uscire dal coma e tornare tra noi. Al resto ci si penserà quando il peggio sarà passato, ci auguriamo. Certo è che vogliamo giustizia per chi l'ha ridotto in queste condizioni».
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