Il semaforo di viale Alcyone dove è stato aggredito Antonio Cicalini (tondo)

FRANCAVILLA / LITE AL SEMAFORO

Il ristoratore aggredito rischia danni permanenti 

La rabbia del fratello: «Non sappiamo quando e in che condizioni lo rivedremo. E intanto l’aggressore è libero, come se 15 giorni fa non fosse successo niente»

FRANCAVILLA. Anche se riuscirà a salvarsi, Antonio Cicalini rischia di riportare danni permanenti per i colpi subiti nell’aggressione dello scorso 25 ottobre. Questo è quello che i medici avrebbero comunicato ai familiari del ristoratore 64enne di Francavilla, vittima della lite con il pugile Sandro Mangifesta, 41 anni, residente a Ortona e titolare di una palestra a Francavilla: dopo un sorpasso e qualche parola di troppo, in viale Alcyone, al semaforo rosso, l’istruttore di pugilato sarebbe sceso dalla macchina come Cicalini per colpirlo con uno o più pugni - su questo le versioni fornite sono contrastanti. Da quel momento il ristoratore è caduto a terra, ha perso conoscenza ed è stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Pescara, dov’è in prognosi riservata. Pochi giorni fa il fratello Giuseppe aveva fatto sapere che c’era stato qualche primo segno di miglioramento, come conferma e aggiunge: «Prova a rispondere ai nostri stimoli. Quando lo chiamiamo abbozza un sorriso, a volte si agita, sembra quasi che voglia alzarsi da quel letto. La realtà però è diversa: i medici ancora non hanno sciolto la prognosi, ci hanno detto che ha tre ematomi alla testa e che sicuramente riporterà delle conseguenze». Ma bisogna attendere: «Da quello che ho capito», va avanti Giuseppe Cicalini, «i danni a cui potrebbe andare incontro mio fratello potrebbero andare da un forte e costante mal di testa fino a qualcosa di più grave. In questo momento non si può ancora dire molto, dobbiamo aspettare e sperare. Lui non è ancora considerato fuori pericolo e anche quando lo sarà, sappiamo che lo aspetta un lungo periodo di riabilitazione».
Intanto, dopo due settimane di stress e tensione trascorse al capezzale del fratello, Giuseppe torna a chiedere giustizia: «Sono passati 14 giorni da quel maledetto 25 ottobre. Quattordici giorni in cui Antonio è rimasto disteso su un letto in ospedale, inerme, sospeso tra la vita e la morte. I medici non ancora sciolgono la prognosi, noi non sappiamo se, quando, e in che condizioni lo rivedremo. In tutto questo l’aggressore è a piede libero, come se non fosse successo nulla. Ci dicono che bisogna attendere la chiusura delle indagini, ma a noi i fatti appaiono eloquenti». Sulla questione interviene anche l’avvocato Carla Tiboni, legale della famiglia insieme al collega Angelo Pettinella: «Sappiamo che gli inquirenti stanno svolgendo un lavoro capillare da consegnare al sostituto procuratore di Chieti Giancarlo Ciani. Questa è una fase molto delicata in cui è bene non lasciare nulla al caso». Nel frattempo smentisce eventuali rapporti pregressi tra Cicalini e Mangifesta: «Confermo quanto detto in prima battuta e che cioè i due non si conoscessero». Sul fronte indagini, affidate ai carabinieri di Francavilla, non filtrano novità: di certo stanno per scadere i 20 giorni dopo i quali il reato diviene perseguibile d’ufficio. «È un’evenienza che abbiamo considerato dal primo momento», afferma l'avvocato Italo Colaneri, difensore di Mangifesta, «finora non ci è stato notificato nulla. Attendiamo».