il terremoto del 24 agosto

Il salvatore di Giorgia: «Spero che dimentichi»

A Pescara del Tronto il vigile del fuoco Angelo Moroni ha estratto dalla sua casa la piccola di 8 anni. Un lavoro febbrile durato ore. «Voglio bere» ha chiesto la bambina subito dopo

PESCARA DEL TRONTO. I miracoli a Pescara del Tronto hanno un nome: è Giorgia, la piccola di 8 anni strappata dalle macerie del paese devastato dal terremoto e riportata alla vita dopo 16 ore passate sotto i detriti di una casa ridotta in polvere. Il suo eroe è un Angelo che fa il vigile del fuoco, Angelo Moroni, caposquadra di Pesaro-Urbino. «Spero che Giorgia si ricordi poco di qui, anzi spero dimentichi tutto», dice il caposquadra, certo che da questa storia «mi rimarrà dentro un bel risultato». Gli occhi si gonfiano di lacrime. Ma sono di gioia, «i bambini ti entrano nel cuore», spiega davanti alle macerie del paese, sotto un sole torrido che ha spazzato via il gran freddo della notte. La piccola Giorgia è rimasta sepolta quasi tutta la giornata in uno dei punti più disastrati di Pescara del Tronto. Accanto a lei, come raccontato da un altro soccorritore, i volontari hanno trovato il cadavere della sorella, dieci anni.

«Stavano una accanto all’altra», dice un altro volontario con il cuore in gola. Il terremoto le ha sorprese nel sonno. Estratti vivi anche i genitori, in buone condizioni fisiche. «Voglio bere» ha detto Giorgia appena fuori. «Ha reagito bene» racconta Moroni. Per arrivare a lei, quando i soccorritori hanno percepito il suo respiro, hanno lavorato con grande delicatezza per estrarla. «In quei momenti non ragioni - continua Moroni - vai avanti per ore senza sentire sete e fatiche. Siamo stati certi che fosse salva solo quando l’abbiamo messa sulla barella e i medici l’hanno trasportata via. Poi è esplosa fragorosa la nostra gioia per questo grande risultato». La piccola è stata poi operata nell’ospedale di Ascoli. Sta bene, assicurano i medici.

La sua storia ha dato speranza a chi ancora cerca i propri cari nel cratere del terremoto. Ieri i cuori palpitavano alla notizia che le squadre dei vigili del fuoco avevano individuato altri dispersi. Ore di scavo e di speranza. Poi però dalle macerie è stato estratto un corpo. È arrivato in barella avvolto in un sacco. I parenti che speravano in un altro lieto fine sono esplosi in un pianto disperato. Il silenzio ha raggelato il quartier generale dei soccorritori. Poi si è tornati a scavare, a caccia di altre vite da salvare. Di altri miracoli. Di altre Giorgia.

Altre storie drammatiche. Un boato, le urla disperate della madre poi il crollo della casa a Pescara del Tronto: lui è sopravvissuto perché il tetto che ha ceduto lo ha “protetto”. «Avevo bevuto un bicchiere d’acqua e mi ero rimesso a letto. Poi ho sentito la scossa e un boato ed è crollata la casa». Scampato miracolosamente al sisma, Federico Rendina, 27 anni, romano, racconta all’Ansa con una voce flebile quegli attimi drammatici: la madre, Nunzia Potenziani, 51 anni, ha perso la vita, mentre si sono salvati il padre Renato, 63 anni, fabbro, e il fratello Diego, 23 anni, ricoverati ad Ancona nel reparto di Clinica di Anestesia e Rianimazione, e Marian C., operaio romeno della ditta del padre. Nell’abitazione, di proprietà dei genitori di Federico c’era anche Jessica Picconi, 23 anni, fidanzata di Diego, anche lei deceduta.

Il 27enne rivede gli attimi in cui le vite di tutti loro si sono messe in gioco nell’abitazione dove i Rendina trascorrevano quasi ogni weekend. «Andavamo a Pescara del Tronto nei fine settimana. Mio padre ama raccogliere funghi e castagne. E con la ditta di famiglia eseguiamo lavori da fabbro anche in zona».

Ma quelli che dovevano essere giorni di svago e riposo si sono trasformati in un incubo.

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