Imu, Comune sbaglia i conti del gettito

In bilancio 17 milioni in più. Pd e Udc: delibera da rifare

PESCARA. I conti del Comune sull’Imu non tornano. Ieri mattina, mentre decine di contribuenti erano in fila in banca e alle Poste per il pagamento della prima rata entro la scadenza dei termini, in consiglio comunale, durante l’esame del regolamento per la nuova tassa sulla casa, è scoppiato il caos. Il capogruppo dell’Udc Vincenzo Dogali ha scoperto che gli incassi previsti dall’amministrazione comunale sono nettamente superiori a quelli fissati dal ministero delle Finanze. Ci sarebbero ben 17,4 milioni di euro in più. Questa cifra rischia di far saltare l’intero bilancio. L’opposizione ha chiesto di fermare immediatamente il consiglio. Ma la maggioranza ha deciso di andare avanti lo stesso, con l’intento di correggere le entrate in corso d’anno.

Minaccia di darsi fuoco. Come se non bastasse, nel pomeriggio si è registrato anche un episodio drammatico di cronaca. Domenico Zazzara, detto Zazzetta, per l’ennesima volta, ha dato vita a una protesta per avere dal Comune una casa popolare. L’uomo si è cosparso un po’ di benzina sul terrazzo della sala consiliare e ha minacciato di darsi fuoco. Sono intervenuti i vigili urbani per fermarlo. Dopodiché, si è deciso di sospendere la seduta anche per consentire ai consiglieri di raggiungere casa per andare a vedere la partita dell’Italia.

I conti non tornano. Sin dalla mattina si sono registrati dei problemi, seppur di natura tecnica. Appena avviato il consiglio Dogali e poi Gianluca Fusilli, del Pd, hanno messo in evidenza un presunto errore nell’indicazione degli incassi per l’Imu. Gli assessori al bilancio e ai tributi Eugenio Seccia e Massimo Filippello hanno previsto un gettito complessivo di 59 milioni di euro, di cui 36 indicati in bilancio alla voce Imu e 23 come fondo di perequazione. Il documento contabile è stato approvato dalla giunta a marzo. Nel frattempo, il 3 maggio, il governo ha approvato un decreto legge che fissa nuove regole per l’indicazione del gettito in bilancio. Le cifre sono indicate dall’Ifel, l’istituto del ministero e sono completamente diverse da quelle previste dal Comune. «L’Ifel ha indicato un gettito complessivo di 41,6 milioni», ha spiegato Fusilli, «di questi 34,6 derivano dall’applicazione delle aliquote Imu e 7 dal fondo di perequazione. La differenza di gettito tra quello che ha indicato il Comune e quello fissato dall’Ifel è di 17,4 milioni». Ciò significa che l’amministrazione dovrebbe rivedere al ribasso le aliquote.Dogali ha suggerito di rinviare l’esame del regolamento Imu a dopo l’incasso della prima rata. «Solo così potremo sapere con certezza quanto sarà il gettito», ha detto. Il Pd ha proposto, invece, il rinvio ad agosto.

Ma, dopo una breve sospensione del consiglio, la maggioranza ha deciso di proseguire. «Le indicazioni dell’Ifel servono a quei Comuni che hanno fatto i bilanci a giugno», ha fatto presente Marco Scorrano, dirigente ai Tributi, «a noi questa indicazione, in realtà, non serve, perché il bilancio lo abbiamo fatto mesi prima e a regola d’arte».

Consiglio bloccato. La seduta è proseguita con l’esame dei 360 emendamenti, quasi tutti dell’opposizione, utilizzati in parte per fare ostruzionismo. Il centrodestra, tuttavia, ha escogitato un espediente per farne decadere alcuni. I consiglieri del Pdl Lorenzo Sospiri e Federica Chiavaroli hanno fatto approvate un subemendamento che alza da 30.000 a 30.500 il limite massimo di reddito per i contribuenti con un mutuo che possono beneficare dell’aliquota ridotta del 3 per mille sulla prima casa. Questa modifica è servita per far saltare l’emendamento del consigliere Florio Corneli, del Pd, che proponeva di alzare il limite di reddito a 40.000 euro. Oltre a questo, ne sono stati cancellati altri 20.

Ma l’opposizione non si è persa d’animo. «L’espediente usato dalla Chiavaroli è inutile», ha affermato Camillo D’Angelo (Pd), «sul bilancio non si potranno presentare subemendamenti». «Andiamo avanti con la nostra battaglia», ha avvertito Massimiliano Pignoli (Fli), «non faremo sconti a nessuno».

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