In migliaia per l’ultimo saluto a Neyda

A Cepagatti il funerale della bimba di 5 anni uccisa dal papà. Don Lucio: questa società non protegge i bambini
PESCARA. Restano gravi le condizioni di Ena Pietrangelo, la mamma della piccola Neyda, la bimba di cinque anni a cui Cepagatti ha riservato un addio straziante nel giorno della festa dei lavoratori: un lungo corteo funebre formato dai suoi piccoli amici con grembiulini azzurri e bianchi, dai parenti e dal piccolo centro che si è raccolto nella chiesa di Santa Lucia per salutare l’innocente morta nel rogo appiccato dal padre Gianfranco Di Zio. La mamma di Neyda, Pietrangelo, non ha potuto partecipare al funerale della figlioletta perché la donna, da domenica scorsa, sta lottando tra la vita e la morte, ricoverata nel centro grandi ustionati di Roma: l’operaia tessile di 44 anni giace in stato di incoscienza con ustioni di secondo grado sul 40% del corpo e di terzo sul 5%.
Pietrangelo, in quel pomeriggio in via Lago di Chiusi, ha assistito alla terribile scena, all’ex convivente Di Zio che, rinchiuso in macchina con Neyda, ha cosparso di benzina i corpi a cui ha dato fuoco. La donna ha cercato di salvare la bimba non riuscendoci e riportando gravi ustioni. Ad aspettare che Pietrangelo migliori non sono soltanto le sue sorelle e i suoi parenti, già straziati dal dolore per la scomparsa di una bimba innocente, ma è anche la squadra Mobile in attesa che la donna possa parlare e aiutare le indagini a ricostruire l’unico tassello mancante. C’è solo un’ora di quello sciagurato 27 aprile avvolta ancora nel mistero e su cui sta lavorando la polizia per chiudere il cerchio sull’omicidio-suicidio. E’ quella tra le 17 e le 18, quando Di Zio, Pietrangelo e la bambina lasciano la casa della mamma dell’uomo e si recano in via Lago di Chiusi dove è avvenuta la tragedia. Quali sono stati gli spostamenti dei tre? Come sono finiti in auto l’uomo e la piccola? E perché quel gesto folle? E’ a queste domande che sta cercando di rispondere la polizia che, coordinata dal pm Andrea Papalia, sta seguendo la strada dell’omicidio predeterminato. L’ultima testimone, la signora Maria Teresa – la mamma di Di Zio – non avrebbe aggiunto molti dettagli raccontando agli investigatori che in casa il clima sembrava sereno e che nulla faceva preludere a una tragedia del genere. Intanto, questa, è stata anche la settimana dei due funerali che si sono svolti in luoghi e tempi separati. Se Di Zio è stato salutato a Pescara nella chiesa di San Giuseppe tra gli interrogativi dei familiari – perché uccidere un’innocente? – la piccola Neyda è stata abbracciata per l’ultima volta da una comunità in lacrime a cui ha cercato di dare un po’ di sollievo il parroco della chiesa di Santa Lucia don Lucio Giacintucci. «Chiediamo oggi al Signore di accogliere nel suo Regno questa bambina di cinque anni, ma sappiamo che lei è già con lui nel Regno dei cieli», ha detto il parroco durante l’omelia. «Noi oggi come chiesa», ha sottolineato il parroco, «non dobbiamo prendere posizione e giudicare». Il parroco di Cepagatti ha puntato il dito contro la società «che non custodisce e protegge i suoi bambini. Una società», ha proseguito, «che non riesce a difendere i più deboli e gli indifesi. Dobbiamo oggi pregare perché come dice Papa Francesco, dobbiamo tornare a custodire i nostri bambini». E l'ultimo pensiero di don Lucio è stato proprio per la mamma della piccola augurandosi la sua guarigione. (fab. i. - p. au.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA