Infermieri-Asl Pescara, è scontro per il "cambio della divisa"

In 50 fanno causa perché 20 minuti dell'orario di lavoro siano destinati a indossare la divisa e passare le consegne dei turni ai colleghi

PESCARA. La Asl la considera una richiesta «infondata e pretestuosa» e, per questo, il direttore generale Claudio D’Amario ha dato il via libera a un’altra causa: da una parte, la Asl, che sarà difesa dall’avvocato Giulio Cerceo, e dall’altra 50 infermieri dei Cobas che chiedono il riconoscimento del «tempo tuta», cioè 20 minuti per indossare la divisa e darsi le consegne del cambio di turno.

Su oltre mille infermieri che lavorano negli ospedali di Pescara, Penne e Popoli, ora sono solo 133 ad avere assicurato il tempo per la «vestizione»: si tratta degli infermieri che hanno vinto, sia davanti al tribunale del Lavoro di Pescara che alla Corte d’Appello dell’Aquila, i ricorsi contro la Asl. È stato il sindacato Nursind, guidato da Antonio Argentini, ad aprire il fronte. Gli stessi infermieri hanno ottenuto anche 5 anni di arretrati. Il contenzioso, dopo due gradi di giudizio favorevoli agli infermieri, non è ancora chiuso: sarà la Cassazione a decidere visto che la Asl ha impugnato la sentenza di appello sostenendo che i giudici di secondo grado «hanno compiuto un travisamento del fatto».

Con la decisione della Cassazione ancora pendente – anche se il tempo per la vestizione è già accordato in diversi ospedale – gli infermieri esclusi intraprendono la via giudiziaria dall’inizio: «Finora, i 20 minuti sono accordati solo ai ricorrenti», spiega Marco Gabriele Di Matteo, «sebbene giuridicamente questo sia giusto, si ingenera una disparità di trattamento». Oltre ai Cobas, stanno per presentati altri 400 ricorsi da parte dei sindacati Cisl e Fials.

«Abbiamo chiesto alla Asl con una lettera ufficiale», continua Di Matteo, «di estendere il beneficio a tutti gli infermieri ma ci è stato risposto di no. Intanto, abbiamo messo in mora l’ente in modo da avere diritto fino a 8 anni di arretrati e non 5, bloccando i termini della prescrizione». Solo per 5 anni di arretrati gli infermieri potrebbero percepire una cifra compresa tra 2.500 e oltre 4 mila euro.

Tra due mesi inizierà il giudizio anche la prima udienza, fissata al 21 giugno scorso, si è chiusa con un niente di fatto perché la causa era stata affidata a un giudice che nel frattempo è andato in pensione. L’avvocato degli infermieri è Fernando Rucci. «Sottolineo», dice Di Matteo, «che fare ricorso ha un costo. Abbiamo proposto un accordo ma la Asl lo ha rifiutato e, adesso, tutti i cittadini pagheranno le spese per un ricorso che si poteva evitare considerate anche le sentenze ormai allineate a favore degli infermieri».

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