Infiltrazioni mafiose da Foggia, accuse confermate per 7 indagati

Prestiti con usura, estorsioni e ricettazione: il Tribunale del Riesame dell’Aquila rigetta i ricorsi Alcuni dei personaggi rinunciano al giudizio: per la Finanza le ipotesi investigative sono blindate
PESCARA. Il Tribunale del Riesame dell’Aquila ha confermato tutte le misure cautelari eseguite il 14 marzo dalla Guardia di finanza di Pescara nei confronti di presunti personaggi di spicco della cosca “Società Foggiana” accusati di prestare denaro agli imprenditori per poi ottenere la restituzione con tassi di interesse da capogiro ma anche di estorsioni, intestazioni fittizie di beni e ricettazione.
Otto le persone arrestate (4 in carcere e 4 ai domiciliari), tre sottoposte all’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria, su disposizione del gip del Tribunale dell’Aquila. Nel corso dell’operazione erano stati sequestrati beni per due milioni di euro, cioè quote di 5 società, per lo più nel settore della commercializzazione di auto, gestite dalla mala foggiana. Le indagini sui presunti business illeciti della mafia pugliese, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo della Procura della Repubblica dell’Aquila, sono andate avanti per tre anni e hanno permesso di scoprire, per l’accusa, giri d’affari milionari messi in atto, con il metodo mafioso, dal clan “Moretti – Lanza – Pellegrino” nel pescarese, attraverso usura, estorsione, ricettazione ed intestazione fittizia di beni. Uno dei ricorsi era stato già rigettato dall’autorità giudiziaria aquilana giovedì scorso nei confronti del pescarese Cesare Pallotta, mentre tre dei destinatari delle ordinanze, Rita Anna Moretti, di Foggia, Angelo Falcone, pescarese, e Leonardo Mainiero di Foggia hanno rinunciato in corsa al riesame. Per gli altri, Giovanni Putignano, nato a Torremaggiore e residente ai Colli di Pescara, Luciano Russo, di Foggia, Vincenzo Pio Capobianco, di Montesilvano, Alessandro e Giovanni Marasco di Foggia, e Raffaele Colanero di San Severo, il Tribunale ha confermato le misure cautelari personali. Antonio De Marco, pescarese, aveva, invece, rinunciato in partenza a presentare l’istanza. Per la Guardia di finanza, coordinata dal comandante provinciale, il colonnello Antonio Caputo, si tratta di un’importante conferma delle ipotesi investigative formulate nell’ambito delle attività a contrasto dell’infiltrazione economico-finanziaria della criminalità organizzata nel territorio pescarese.