Intercettazioni, Pescara tribunale virtuoso

La procura taglia i costi per le registrazioni, ma la carenza di risorse e personale è grave

PESCARA. La procura di Pescara, che come il resto degli uffici del palazzo di giustizia soffre la carenza di personale, patisce il crollo di risorse ed è penalizzato dalla generale difficoltà economica, ricorre al fai da te e taglia una delle spese più importanti, quella sulle intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, per risparmiare e tentare di arginare una crisi senza precedenti. Il procuratore Nicola Trifuoggi ha emesso da tempo una serie di disposizioni per disciplinare le richieste di apparecchiature speciali per le intercettazioni telefoniche da parte della polizia giudiziaria, ma anche sulle spese relative alle trasferte del personale amministrativo e della stessa pg, nonché di quelle straordinarie.

TAGLIO DEI COSTI
La procura ha dismesso tutte le linee telefoniche utilizzate, attivando linee di flusso telefonico primario per 45 canali, su ognuno dei quali possono essere appoggiate in contemporanea sei intercettazioni, riducendo così i costi da 59 mila a 17.500 euro l'anno. Non solo, ma ha concordato con una sola ditta l'utilizzo di apparecchiature informatizzate al prezzo di 7 euro al giorno per bersaglio (il luogo o la persona intercettata), al posto del precedente prezzo medio di 300 euro. Pescara ha fatto da apripista per le altre procure, più piccole e dunque operanti su un numero di "bersagli" molto più limitato, le quali hanno individuato le ditte in grado di fornire loro le apparecchiature al minor costo.  La procura di Pescara ha messo in pratica con largo anticipo quanto poi - a gennaio 2009 - l'allora presidente della Corte d'appello dell'Aquila Mario Della Porta aveva invitato a fare per ridurre i costi alla voce intercettazioni, una delle più pesanti sul bilancio. 

ALLARME SPESE «Ci sarebbe la concreta possibilità di ridurre le spese», aveva spiegato il giudice di secondo grado in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, «se si attuassero sistematicamente e a livello nazionale, iniziative tecniche per acquistare le apparecchiature invece di usare il sistema ben più oneroso di noleggiarle, per installare e utilizzare un unico server per più procure che distribuisca la spesa su un numero maggiore di bersagli con abbattimento dei costi di ciascuna operazione».  «Mi sembra, invece», aveva lanciato l'allarme il giudice con riferimento al governo, «che si stia seguendo la via di contenere al massimo il numero dei reati che consentirebbero le intercettazioni, con il rischio elevato che diventi per il pm molto più difficile l'accertamento e la punizione anche di delitti gravi».  

PERSONALE CERCASI
La crisi di risorse finanziarie e di personale amministrativo che da tempo investe il settore giustizia, fa sentire i suoi effetti anche sui singoli tribunali. A Pescara, alla data del 30 giugno 2008, secondo il rapporto della procura generale dell'Aquila, su 62 dipendenti amministrativi erano vacanti ben nove posti, di cui sei «figure apicali indispensabili al buon funzionamento dell'ufficio». Numeri che non descrivevano a sufficienza la sofferenza degli uffici, con riguardo soprattutto ai funzionari e al personale più qualificato addetto alle cancellerie dei sostituti procuratori.  La situazione è nel frattempo peggiorata: chi va in pensione, non viene sostituito. Cancellieri, collaboratori amministrativi, assistenti dei magistrati stanno diventando merce sempre più preziosa, così come i mezzi a disposizione. Già una spesa come quella relativa alla stampa delle copertine dei fascicoli, roba da poche migliaia di euro, basta a mettere in crisi il budget di un intero ufficio giudiziario. «Mancano pure penne e matite», spiegano i dipendenti.  

CONCORSI ADDIO
La mancanza di personale costringe molti settori a un surplus di lavoro che è comune anche ad altre sedi giudiziarie. La procura sopperisce in parte con la disponibilità e l'impegno della polizia giudiziaria, oltre che del personale rimasto, ma per il tribunale la situazione è anche più seria. D'altra parte, da oltre un decennio non vengono più espletati concorsi e non viene assicurato il ricambio di chi smette di lavorare per raggiunti limiti di età. Per di più, nel giro di pochi anni andrà via «un'aliquota enorme di personale», ha denunciato già due anni fa la procura generale con parole oggi quanto mai attuali. Aliquota «che si può stimare intorno al 20 per cento, assunto alla fine degli anni Settanta e all'inizio degli anni Ottanta».  La conclusione, sconfortante, di allora vale anche oggi: «La maggior parte dei dipendenti è sfiduciata, in quanto il comparto della giustizia è uno dei pochi a non avere beneficiato delle riqualificazioni, che avrebbero dato a molti una nuova spinta economica e psicologica». E oggi, una voce molto qualificata del tribunale ammette: «La situazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente. Qui rischiamo di chiudere i servizi giudiziari».

© RIPRODUZIONE RISERVATA