L’Abruzzo perde in un anno 5mila residenti

22 Settembre 2023

L’Istat mette a confronto il periodo più critico segnato dalla pandemia da Covid, dal 2020 al 2021

PESCARA. La popolazione legale in Abruzzo, definita sulla base del Censimento, al 31 dicembre 2021 ammonta a 1.275.950 residenti, in calo dello 0,4% rispetto al 2020 (-5.062 individui) e del 2,4% rispetto al 2011. Il decremento rispetto al 2020 si deve, secondo gli analisti, ad una dinamica sostanzialmente naturale, non compensata da un saldo migratorio in ripresa e da una correzione censuaria positiva.
Il tasso di mortalità è però aumentato, passando dal 12,4 per mille del 2020 al 12,7 per mille del 2021, con un picco del 13,2 per mille nella provincia di Chieti. Un dato certamente riconducibile alla crescita del numero dei decessi durante la fase più acuta della pandemia per il Covid 19.
Gli stranieri censiti sono 80.988 (-1.580 rispetto al 2020) e rappresentano circa sei cittadini su cento; sono provenienti da 154 Paesi, prevalentemente Romania (26,9%), Albania (13,3%) e Marocco (10,0%). Lo rileva l'Istat la cui indagine demografica mirata sull’Abruzzo offre molti alti spunti di riflessione. Le donne, per esempio sono il 51,1% della popolazione residente, superando gli uomini di circa 28mila unità prevalentemente a causa della maggiore longevità femminile. L'età media si è in generale innalzata rispetto al 2020 (da 46,8 a 47,0 anni).
Teramo e Pescara sono le province più giovani (hanno rispettivamente fatto segnare età medie di 46,6 e 46,5 anni) mentre Chieti e L'Aquila quelle più anziane (oltre i 47 anni). Gli analfabeti e alfabeti senza titolo di studio rappresentano il 4,4% dei residenti, il 26,3% dei residenti ha conseguito il diploma di licenza media, il 37,8% ha il diploma di scuola secondaria oppure di qualifica professionale, il 16,7% possiede un titolo accademico.
Per quanto riguarda infine il mondo del lavoro diminuisce l'occupazione rispetto al 2011 per la sola componente maschile (8mila unità in meno, aori a -2,7%). E si riducono le persone in cerca di occupazione (-9,4%), nel dettaglio ciò accade per la componente femminile (oltre 4mila unità in meno, -12,7%). Ma questi ultimi dati hanno successivamente subito una evoluzione. In particolare la percentuale degli occupati nel primo semestre dell’anno in corso registra un segno positivo. (l.a.)
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